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Per i giovani il tempo libero vale più degli “schei”

Per la Generazione Z il tempo è diventato la vera moneta di scambio. È il principale risultato della ricerca “Il futuro è il presente”, curata dal sociologo Daniele Marini dell’Università di Padova, che verrà presentata venerdì 28 al Carraro Group di Campodarsego per l’apertura dell’undicesima edizione di Open Factory.

Lo studio mette in luce una frattura con le generazioni precedenti: solo il 4,4% degli under 34 ritiene che debbano essere i lavoratori ad adattarsi al lavoro. La maggior parte chiede invece alle imprese condizioni più flessibili e inclusive. Non stupisce quindi il diffuso atteggiamento valutativo dei giovani nei colloqui, il famoso “Le farò sapere”, segno non di disinteresse ma di un diverso equilibrio tra valori personali e professionali.

Nella scala delle priorità della Gen Z, infatti, famiglia, salute e tempo libero hanno lo stesso peso — se non maggiore — del lavoro. E nella scelta di un’occupazione prevalgono criteri qualitativi: per quasi un terzo del campione contano crescita, formazione e retribuzione; per un quinto è centrale l’idea dell’azienda come comunità attenta alle persone.

La ricerca evidenzia anche una crescente distanza dal mondo industriale: molti giovani faticano a descrivere cosa accada in fabbrica e sottostimano tecnologie, autonomia e competenze necessarie. Una conseguenza della riduzione delle esperienze lavorative giovanili e di un’alternanza scuola-lavoro percepita come insufficiente.

Resta infine forte il mito dell’estero: solo l’11% ritiene facile trovare lavoro in Italia, contro un 35% che vede migliori opportunità fuori dal Paese. Un divario percepito che, avverte Marini, rischia di alimentare ulteriormente la fuga di talenti.

Fonte Il Nord Est

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