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Ascoltare le voci degli autistici per comprenderli davvero. Lo studio

Entrare nel mondo delle persone autistiche, comprenderne le conversazioni, gli interessi, i vissuti quotidiani: è questo l’obiettivo di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Autism Research e condotto da un team internazionale guidato dal Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento. La ricerca, dal titolo “Autism Spectrum Disorders Discourse on Social Media Platforms: A Topic Modeling Study of Reddit Posts”, propone un approccio innovativo all’analisi delle narrazioni sull’autismo, osservando non dall’esterno ma a partire dai racconti spontanei condivisi online.

Il team ha analizzato oltre 700 mila post anonimi pubblicati su Reddit, uno dei principali social network a vocazione discorsiva, nei forum dedicati all’autismo. Una mole di dati senza precedenti, esaminata attraverso sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale basati sul linguaggio naturale, capaci di identificare e raggruppare le conversazioni per tematiche e macroaree di interesse.

I risultati offrono uno spaccato inedito del dialogo digitale tra persone autistiche: emergono temi come la musica, il cibo, la socialità, ma anche riflessioni personali e richieste di consigli su come affrontare la quotidianità. “Si tratta di spazi di condivisione in cui prevale il sostegno reciproco – spiega l’Università di Trento in una nota – e in cui l’autismo è vissuto come una differenza, non come un deficit”.

“Questi discorsi – afferma Gianluca Esposito, autore responsabile della ricerca – mettono in luce un modo diverso di comprendere ed interpretare il mondo. Non parlano tanto di sintomi, ma di esperienze personali che non necessariamente vengono vissute come negative. Viene messo al centro il concetto di neurodiversità piuttosto che di disturbo”.

Lo studio invita quindi a ripensare il modo in cui si parla di autismo, contrastando stereotipi ancora diffusi, come l’equivalenza tra autismo e disabilità cognitiva. “È importante distinguere l’autismo dai disturbi cognitivi – sottolinea ancora Esposito –. La neurodiversità non è un elenco di difficoltà, ma una varietà di modalità di pensiero e percezione che può offrire contributi preziosi alla società e alla comprensione del funzionamento umano”.

Tra gli elementi emersi con maggiore forza, vi è anche il tema del masking, ovvero lo sforzo di molte persone autistiche di adattarsi alle aspettative sociali neurotipiche, anche a costo di sacrificare l’autenticità personale. “Un aspetto che mi ha colpito molto – racconta Alessandro Carollo, tra gli autori del lavoro – è il vissuto di sofferenza nel momento in cui viene imposto alla persona autistica di conformarsi a standard comportamentali che non le appartengono. La difficoltà non deriva dal sintomo in sé, ma dalla pressione a uniformarsi”.

Dal punto di vista clinico, questa mappatura delle conversazioni spontanee può rivelarsi preziosa. “I dati raccolti – aggiunge Carollo – aiutano a comprendere quali siano le reali preoccupazioni delle persone autistiche, spesso trascurate nei percorsi terapeutici tradizionali. Possono quindi orientare meglio gli interventi educativi e clinici, rendendoli più rispondenti alle esigenze autentiche delle persone”.

Lo studio rappresenta un passo importante verso un cambiamento di paradigma: meno centrato sull’etichettamento diagnostico e più attento alle narrazioni personali e all’ascolto diretto. Un modo per riportare al centro dell’attenzione non solo la neurodivergenza come concetto teorico, ma soprattutto le voci di chi la vive ogni giorno.

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