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Aumentano le morti per disturbi alimentari. La politica rimane indifferente

“Continuano ad aumentare le morti legate ai disturbi del comportamento alimentare (DAN), mentre il vuoto politico provocato dalla crisi di Governo rischia di interrompere un percorso virtuoso avviato nel 2021 per garantire a tutte le persone affette da queste patologie cure adeguate. Troppo spesso, inoltre, i servizi sul territorio non sono preparati e non hanno né la rapidità di azione né la conoscenza necessarie per assicurare ai pazienti più gravi il ricovero in tempi rapidi nelle strutture specializzate. Nell’ultimo periodo sono venute a mancare – chi per suicidio, chi per morte naturale – tre ragazze che erano affette da disturbi del comportamento alimentare. Questi possono sembrare freddi numeri, ma dietro alle statistiche ci sono storie di ragazze che fanno fatica a curarsi. Un altro fattore aggravante è la burocratizzazione della medicina e delle procedure, che dovrebbero agevolare l’incontro fra i bisogni di cura e i percorsi terapeutici, ma a volte mostrano più di una falla. Su questo fronte, purtroppo, non si registra il cambio di passo che era auspicabile da parte delle Regioni”, dichiara Leonardo Mendolicchio, medico psichiatra, Responsabile U.O.C. Riabilitazione dei Disturbi Alimentari dell’Istituto Auxologico Italiano I.R.C.C.S. di Piancavallo. “Sono molte le azioni urgenti ostacolate dall’attuale stallo politico. Per avere una fotografia chiara dello scenario sarebbe infatti necessaria un’indagine epidemiologica sulla popolazione italiana, così come una cabina di regia ministeriale che controlli quello che fanno le Regioni. Bisognerebbe inoltre disporre dei dati di mortalità aggiornati al 2021. Prima del Covid i morti annui per disturbi alimentari si aggiravano intorno ai 3.000 l’anno, un numero già elevatissimo, mentre nel 2020 sono stati ben 5.000. Ma al di là di tutto questo- continua Mendolicchio- è fondamentale uno snellimento delle procedure di ricovero, perché spesso le morti sono legate alle lunghe attese dei pazienti, in maggioranza ragazze, che muoiono in casa in attesa di quella telefonata che non arriverà mai”.

Per l’Istituto Auxologico Italiano “è giunto il momento di capire che cosa è successo nel 2021 e di prepararsi al 2023. Le istituzioni centrali che fanno ricerca dal punto di vista epidemiologico, penso ad esempio all’Istituto Superiore di Sanità, dovrebbero creare un osservatorio permanente per comprendere l’andamento del fenomeno nel tempo. Come abbiamo più volte ribadito, il vero problema nell’ambito dei disturbi alimentari è che ci troviamo davanti ad un’ondata epidemica lunga scoppiata con il Covid che provocherà un numero sempre maggiore di casi, oppure complicherà gli andamenti clinici, di quanti hanno già questo problema. Questo è di fatto quello che sta accadendo: nuovi casi o casi di persone che erano già ammalate che diventano sempre più difficili da gestire”, continua Mendolicchio. Gli appelli fatti in questi mesi non stanno producendo grandi cambiamenti. L’istituto Auxologico Piancavallo (VB), struttura specializzata nella cura dei disturbi del comportamento alimentare, registra un aumento di richieste del 200% e la difficoltà da parte dei servizi a inviare persone presso i centri riabilitativi. “Nel mio reparto, ad esempio, ho ricoverato una ragazza calabrese con una gravissima forma di malnutrizione chiamando personalmente i servizi invianti del territorio. Se non ci fosse stato questo intervento molto probabilmente sarebbe morta. Un altro caso riguarda una ragazza ligure per la quale il ricovero è stato molto difficoltoso perché i servizi di quella Regione non conoscevano neanche l’esistenza dell’Istituto Auxologico. Mentre i riflettori sono concentrati sulla campagna elettorale, chiediamo alle istituzioni e alla politica di non dimenticare queste patologie che continuano a mietere vittime che restano per lo più invisibili”, conclude Mendolicchio.

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