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Cibo italiano falso, aumento del 70%: “Frode ai danni dei più poveri”

Frodi a tavola, rischio per la salute e danno economico. Sono sempre di più i consumatori che chiedono a gran voce misure più severe per contrastare la diffusione di prodotti non originali nelle tavole e nei negozi.

Due consumatori su tre hanno infatti paura delle contraffazioni, perché al danno economico si aggiungono i rischi per la salute.

È quanto emerge da un’indagine Coldiretti Ixe’ divulgata in occasione del convegno organizzato dall’Arma dei Carabinieri sul tema ‘Salute e Agroalimentare: dalla sicurezza più qualità’.

“Chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile, perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori ed inganna i consumatori – ha commentato Martino Cerantola, presidente di Coldiretti Vicenza – La contraffazione alimentare è un crimine particolarmente odioso, perché si fonda sull’inganno e colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa a causa della crisi e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo, dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza. Non è un caso che, di fronte al moltiplicarsi dei casi di frode e contraffazione alimentare, più dei consumatori chiedono che venga sancita la sospensione dell’attività. L’agricoltura e l’alimentare sono considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita, che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana delle persone in termini economici e salutistici”.

L’ottima attività messa in campo dalle forze dell’ordine va accompagnata dalla revisione delle leggi sui reali alimentari con la proposta a costo zero elaborata da Giancarlo Caselli nell’ambito dell’Osservatorio agromafie promosso da Coldiretti per introdurre nuovi sistemi di indagine e un aggiornamento

delle norme penali adeguate a combattere le frodi agroalimentari diventate più pericolose con l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali. “Un impegno che deve riguardare anche l’estero dove è necessario che l’Italia e l’Europa tutelino dall’italian sounding l’identità dei prodotti alimentari riconosciuti dall’Unione Europea anche nei trattati di libero scambio – ha spiegato Cesare Magalini, direttore di Coldiretti Vicenza – È salito ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. Un fenomeno che rischia di moltiplicarsi con le nuove guerre commerciali a partire dai dazi Usa nei confronti dell’Unione Europea già colpita dall’embargo russo per una serie importanti di beni perché favorisce la produzione di imitazioni locali, dal parmesan statunitense alla mozzarella ‘Casa Italia’ russa”.

“La presunzione di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile, perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori ed inganna i consumatori sui mercati internazionali, dove l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di un’identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo – ha concluso Cerantola – Tra le iniziative realizzate per contrastare i fenomeni della contraffazione e delle frodi nel settore agroalimentare, Coldiretti ha fornito un contributo decisivo nella raccolta di 1,1 milioni di firme tra i cittadini europei, delle quali oltre 16mila nella provincia di Vicenza, per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti nell’ambito della petizione europea ‘Eat original! Unmask your food’ (Mangia originale, smaschera il tuo cibo)”.

di Redazione Altovicentinonline

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