Alessandra Amoroso, una delle voci più amate del panorama musicale italiano, sta vivendo uno dei momenti più belli della sua vita: la gravidanza. Un evento che dovrebbe essere accolto con rispetto e gioia, soprattutto da chi l’ha sempre seguita con affetto. E invece, come troppo spesso accade sui social, anche questo momento privato è diventato oggetto di odio, critiche e insulti gratuiti.
La cantante ha scelto di non fermarsi durante la dolce attesa, portando avanti i suoi concerti estivi con il pancione in bella vista. Un gesto naturale, di grande forza e libertà personale, che è stato letto da molti come un esempio di energia e determinazione. Ma sui social, accanto ai messaggi di stima, è arrivata anche una valanga di commenti velenosi: c’è chi l’ha accusata di “mettere in mostra la gravidanza”, chi l’ha giudicata per “voler lavorare a tutti i costi” o per “usare il pancione come strumento di marketing”.
L’odio social, in questo caso, ha assunto sfumature tanto sessiste quanto ipocrite. Se una donna sceglie di continuare a lavorare mentre è incinta, viene accusata di esibizionismo o irresponsabilità. Se si ritira dalle scene, è “poco professionale” o “sparita”. Insomma, qualunque scelta diventa motivo di giudizio, come se il corpo femminile – e in particolare quello di una donna incinta – fosse automaticamente oggetto di dominio pubblico.
Ma cosa disturba davvero chi insulta? La felicità? L’indipendenza? Il fatto che una donna possa decidere per sé, senza chiedere permesso? Nel caso di Alessandra Amoroso, il fastidio sembra derivare proprio da questo: una figura pubblica che non si nasconde, che canta con forza e che mostra la maternità come parte integrante della sua vita, senza trasformarla in uno stereotipo.
Ancora una volta, i social dimostrano di essere terreno fertile per un odio che si annida nei dettagli: il vestito, il corpo, la scelta di lavorare, il modo in cui si tiene il microfono. Tutto viene letto, distorto e strumentalizzato per attaccare.
Eppure, l’unica “colpa” di Alessandra è quella di continuare a essere sé stessa. Di vivere il palco come casa, anche adesso che sta per diventare madre. Una scelta che dovrebbe ispirare, non indignare.
In un Paese in cui si parla tanto di maternità negata, di carriere bloccate, di donne costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, l’esempio di una donna che non rinuncia alla propria passione dovrebbe essere accolto con rispetto.
L’odio social, invece, racconta l’altra faccia dell’Italia: quella che giudica, che moralizza, che pretende di controllare anche la vita più intima. Una società che ha ancora paura di donne libere, felici e visibili. Ma la risposta, come sempre, arriva dalla realtà: dai concerti pieni, dal calore del pubblico vero, da chi applaude – online e dal vivo – non solo l’artista, ma soprattutto la persona.
Perché, a dispetto di tutto l’odio virtuale, la maternità non è debolezza. È forza. E sul palco, Alessandra Amoroso lo sta dimostrando ogni sera.