A trent’anni, Anna Maria ha detto un «per sempre» che oggi suona raro: non a un matrimonio o a un lavoro, ma alla vita monastica. È diventata suora di clausura, mentre le comunità religiose femminili si svuotano. A Milano, conventi storici chiudono per mancanza di vocazioni. Ma lei ha scelto di restare. «I dubbi ci sono, ma proprio per questo resto. Ogni giorno è un ritorno alla grazia delle origini».
Da adolescente sognava una famiglia numerosa. Dopo una storia finita e tanto smarrimento, ha camminato per Santiago pregando che il suo ex tornasse. Invece, ha trovato altro: silenzio, amicizie profonde, una luce nuova. Tornata in Italia, si laurea, lavora, fa volontariato, ma sente che qualcosa manca. Si rifugia ogni tanto nei monasteri, finché capisce: «Smettila di pensare troppo. Lasciati amare».
Oggi vive con nove consorelle Clarisse Cappuccine. Alcune hanno quasi novant’anni. Le giornate scorrono tra preghiera, lettura, arte, ascolto. «Non sono migliore di nessuno — dice —. Ma qui mi sento me stessa. Le rinunce ci sono, certo. Ma non si costruisce niente senza restare».
Fonte Corriere della Sera (testo rielaborato)