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La sindrome della sorella maggiore: tra responsabilità, aspettative e identità personale

La “sindrome della sorella maggiore” non è una patologia riconosciuta dalla medicina o dalla psicologia ufficiale, ma rappresenta una condizione psicologica e sociale molto comune, spesso trascurata. Questo termine viene usato per descrivere un insieme di comportamenti, emozioni e pressioni sociali che molte primogenite, soprattutto nelle famiglie tradizionali o numerose, si trovano a vivere fin dall’infanzia.

Chi è la sorella maggiore?

La sorella maggiore è, per definizione, la prima figlia, colei che apre la strada ai fratelli e alle sorelle più piccoli. Questo ruolo, però, va ben oltre una semplice questione anagrafica: spesso è caricato di aspettative da parte dei genitori e della famiglia allargata. Fin da piccola, alla sorella maggiore può essere chiesto di “dare l’esempio”, di aiutare nei compiti di cura dei fratelli minori, di essere più matura della sua età, di non “creare problemi”.

Caratteristiche tipiche della sindrome

Chi vive questa sindrome tende a sviluppare alcuni tratti ricorrenti:

Impatto emotivo

Questo tipo di dinamica può avere effetti positivi, come un forte senso dell’etica, autonomia e capacità organizzative. Ma può anche portare a:

Molte sorelle maggiori, da adulte, si ritrovano a vivere relazioni in cui continuano a “prendersi cura” degli altri, trascurando se stesse, o a scegliere percorsi professionali che riflettono il loro bisogno di essere utili e affidabili.

Origini culturali e familiari

La sindrome della sorella maggiore è più accentuata in contesti culturali dove esistono forti ruoli di genere, aspettative di cura da parte delle donne o dove il primogenito (soprattutto se donna) assume un ruolo quasi genitoriale in assenza di figure adulte sufficientemente presenti.

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