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Schio. A La Casa 55 dipendenti senza vaccino: “Non posso metterli tutti al centralino”

Rappresentano un problema per La Casa di Schio, la struttura residenziale per anziani, i 55 dipendenti su 280 che non hanno ancora aderito alla vaccinazione anti covid. “Non possono stare a contatto con i nostri anziani ma non posso nemmeno metterli tutti al centralino per tenerli lontani dagli ospiti”, ha commentato il presidente Giuseppe Sola, che ha chiesto un incontro con il Prefetto al quale hanno partecipato anche dirigenti di altre case di riposo nei territori delle Ulss 7 e 8.

Ma sono anche le aziende sanitarie locali ad avere il problema dei dipendenti non vaccinati. “Nella Ulss7 sono 370, ma l’azienda è una struttura vasta, in qualche modo li distribuiranno tra amministrazione e mansioni defilate. In una struttura per anziani invece si rischia un problema molto serio, perché c’è il rischio di non riuscire a dare servizio regolare a causa dei no vax”, ha continuato Sola.

Saranno i vertici de La Casa intanto a valutare come procedere con i dipendenti ‘no vax’. “Le valutazioni verranno fatte sulla base del decreto che impone il vaccino per tutti gli operatori (legge entro il 31 maggio) – ha spiegato Sola – Li dovrei e vorrei sospendere tutti, senza stipendio, ma poi cosa facciamo? Non posso metterli tutti al centralino e allo stesso tempo mi si apre il grosso problema di parecchio personale che manca e di cui abbiamo bisogno. E’ un problema che mette in crisi l’aspetto organizzativo della struttura e so che non è un problema che abbiamo solo noi, è condiviso. Ci vogliono regole definitive, una legge che dia anche soluzione al problema dell’allontanamento del personale”.

Nel frattempo anche La Casa si prepara a riaprire le porte il 24 maggio a parenti e visitatori: “Chi viene può entrare solo se munito di certificato vaccinale o con certificato medico che attesta la guarigione da covid o con tampone che ha avuto esito negativo effettuato 48 ore prima dell’ingresso – ha spiegato il presidente de La Casa – Ci sarà cioè bisogno di un documento che attesti che il parente o il visitatore non è potenzialmente contagioso per i nostri anziani. Siamo molto prudenti, continueremo con la richiesta di distanziamento tra degenti e visitatori e consentiremo gli abbracci solo a quegli anziani che ne hanno davvero bisogno, quando il loro medico ci confermerà che si tratta di una necessità psicologica”.

Case di riposo verso le riaperture

Il 24 maggio i parenti degli ospiti delle Rsa potranno tornare a far visita ai loro familiari, come stabilito dall’ordinanza firmata dal ministro della salute Roberto Speranza.

Dovrà essere rispettato il protocollo di sicurezza del Cts che prevede green pass e mascherina FFP2 per chi entra, incontri prevalentemente in spazi aperti, possibilità di uscita per gli ospiti.

Il ministro Speranza, che ha firmato l’ordinanza, auspica “Visite in piena sicurezza in tutte le Rsa”, ha di fatto stabilito che l’ingresso sia consentito solo a visitatori o familiari o volontari in possesso di Certificazione Verde Covid–19, cioè la documentazione che comprovi lo stato di avvenuta vaccinazione anti Covid-19, o la guarigione dall’infezione da Covid-19, oppure l’effettuazione di un tampone molecolare o antigenico rapido con risultato negativo effettuato nelle 48 ore precedenti la visita

Il protocollo condiviso da Regioni, Cts e ministero della Salute prevede che le visite seguano una programmazione basata sulle condizioni della struttura, del parente e dell’ospite tenendo conto di età, fragilità e vaccinazione.

L’ordinanza prevede anche la possibilità di uscite programmate e rientri in famiglia attraverso una specifica regolamentazione da parte dei responsabili e nel rispetto della massima sicurezza.

A.B.

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