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Schio. Non brucerete il nostro futuro: “i cittadini contro l’ampliamento dell’inceneritore e la perdita di controllo pubblico”

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO INTEGRALMENTE

Ce lo chiede la Regione, dobbiamo chiudere le discariche, le emissioni sono controllate”: ecco i tre mantra pronunciati dai Sindaci dei comuni soci di AVA in risposta alle perplessità dei cittadini nei confronti di un assurdo, costoso e dannoso ampliamento dell’inceneritore di Ca’ Capretta.

Ce lo chiede la Regione: grazie all’interrogazione presentata dal consigliere regionale Masolo, arriva dalla Regione Veneto la conferma ufficiale a quanto noi andiamo dicendo da un anno, e cioè che il possibile futuro ampliamento dell’inceneritore di Schio non è stato richiesto dalla Regione. Dunque, non è la Regione a chiederlo, bensì sono i sindaci a volerlo, e ad averne la responsabilità politica.

Dobbiamo chiudere le discariche: a dirlo sono spesso gli stessi amministratori che, mentre affermano di voler perseguire il nobile scopo di chiudere le discariche, riportano risultati pessimi nei propri comuni in termini di quantità di rifiuto secco prodotto, o scelgono di passare dal sistema di raccolta porta a porta a quello dei cassonetti stradali, sicura garanzia di peggioramento della raccolta differenziata. Quando prendono queste decisioni, le discariche non sono più in cima ai loro pensieri, perché l’unico modo per affrontare il problema di discariche ed inceneritori è quello di ridurre il rifiuto da smaltire.

Le emissioni sono controllate: ARPAV è l’ente deputato a controllarle. Segnaliamo un grave episodio recente: in sede ufficiale, e cioè nel corso della seduta della commissione consiliare sul Masterplan di ampliamento dell’inceneritore del comune di Schio, tenutasi lo scorso luglio, ARPAV, convocata dai consiglieri per relazionare sugli aspetti ambientali dell’incenerimento dei rifiuti, ha comunicato dati relativi alla quantità di rifiuto trattato dall’impianto e alla quantità di energia elettrica prodotta e di calore venduto, totalmente diversi da quelli riportati dalla società AVA nel proprio sito e nei bilanci d’esercizio. Quali sono i dati corretti, quelli della società o quelli forniti da ARPAV? Se ARPAV controlla AVA, chi controlla il controllore?

Giunti a questo punto, speriamo non ci voglia un altro anno perché gli amministratori dei comuni soci di AVA capiscano che il modello di fusione che si apprestano a votare in assemblea soci ci farà perdere in un prossimo futuro il controllo dell’impianto, che andrebbe in mano al comune più grande e popoloso (Vicenza) o che potrebbe finire in mano a società come Hera, la stessa Hera che a Padova sta realizzando l’ennesimo ampliamento dell’impianto in una città soffocata dall’inquinamento. È evidente per chi abbia letto le carte che l’unico modo per mettere in sicurezza le sorti dell’impianto è quello di effettuare le fusioni societarie escludendo il servizio di smaltimento e mantenendo così in capo agli attuali soci proprietà e controllo dell’inceneritore. Ma, a giudicare dall’avvilente spettacolo di molti consigli comunali, pare proprio che a documentarsi siano stati in pochi: un progetto descritto in uno studio di oltre quattrocento pagine, viene approvato senza battere ciglio da consiglieri silenziosi, lasciando che le molte criticità della fusione vengano affrontate in un dialogo, talora imbarazzante per l’inconsistenza delle risposte, tra il Sindaco e qualche sparuto consigliere di opposizione che, evidentemente, il tempo per leggere l’incartamento l’ha trovato.

Ancora una volta ricordiamo a chi dovrebbe decidere nell’interesse dei cittadini che l’Agenzia Europea per l’Ambiente classifica gli impianti di trattamento dei rifiuti, tra cui gli inceneritori, tra le principali fonti di disseminazione di PFAS nell’ambiente, essendo queste indistruttibili molecole presenti in moltissimi materiali di uso comune, e non soltanto nei fanghi, che vengono inceneriti. Perdere il controllo del nostro impianto a vantaggio di chi, lontano da qui, incasserà profitti danneggiando il nostro territorio, è dunque un danno gravissimo per la collettività, e apre la strada a pessime prospettive.

Mentre sul nostro martoriato territorio si abbatte una nuova tempesta giudiziaria a seguito della contaminazione di suolo e falda da PFAS, assieme alle cinquemila elettrici ed elettori che hanno firmato la nostra petizione contro l’ampliamento dell’inceneritore di Schio, chiediamo ai Sindaci, ai consiglieri, ai candidati alle elezioni regionali di venirci a spiegare quali sono gli interessi che stanno realmente difendendo, mentre decidono su questi temi a nostro nome.

Non brucerete il nostro futuro

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