Quindici lezioni per un totale di 45 ore: oggi, a palazzo Ferro Fini a Venezia, è stato presentato il primo corso accademico di lingua veneta in Brasile. Nel corso, verranno illustrati i fondamenti delle competenze linguistiche in lingua veneta, scritta e parlata, con esercitazioni e lettorati in lingua veneta. Il programma didattico prevede anche approfondimenti culturali sui ‘venetofoni’ famosi, come Marco Polo, Tiziano e Canova, approfondimenti sociali sulle feste venete, come La Sensa o il Caodeano veneto, nonché approfondimenti letterari sui dieci secoli della letteratura veneta in lingua. E così, per la prima volta, il Veneto diventerà disciplina di studio all’Universidade Federal de Santa Maria, nello Stato del Rio Grande do Sul in Brasile. Per la presentazione sono arrivati i docenti brasiliani, nonché i consiglieri regionali Silvia Cestaro ed Enrico Corsi.
Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, ha introdotto la conferenza stampa, dicendosi “particolarmente orgoglioso” dell’accordo tra l’Università Federale di Santa Maria in Brasile, e l’Academia de la Bona Creansa-Academia de la Lengua Veneta per l’avvio del corso. A “ottobre dell’anno scorso, in occasione della riunione a Venezia della Consulta dei veneti nel mondo, ho lanciato una proposta ambiziosa, dare vita ad una sorta di Commonwealth veneto che ci unisca attraverso rapporti economici, scambi culturali e politici. Credo che questo corso accademico di lingua veneta in Brasile possa rappresentare un tassello per la costruzione di questa ‘Comunità veneta internazionale e sovranazionale’”, afferma Ciambetti. Peccato solo, aggiunge “con rammarico” che lo Stato italiano neghi l’esistenza della lingua veneta.

Quindi parola ai docenti. Marcos Daniel Zancan, professore di Lingua veneta e coordinatore del Progetto Quarta Colonia, Università Federale di Santa Maria, interviene parlando in veneto sul lavoro fatto “per valorizzare la nostra lingua madre portandola all’interno di un percorso universitario, accademico”. Questo ricordando la storia dell’emigrazione italiana e veneta in Brasile, in particolare nello Stato del Rio Grande do Sul, “le difficoltà del lungo viaggio affrontato dai migranti, i loro sacrifici, l’importante contributo da loro fornito per lo sviluppo del Brasile”.
Ci sono stime, considerate “attendibili”, secondo cui il veneto-brasiliano sarebbe parlato da circa 500.000 persone in 133 città del Brasile. In Brasile, inoltre, dal 2014 il governo federale ha definito il ‘Talian, ovvero il veneto-brasileiro come ‘lingua riconosciuta’ e ‘patrimonio immateriale del Brasile’ mentre l’Unesco, assieme al Consiglio d’Europa, riconosce e inserisce il veneto nel Red Book of Endangered Languages, annoverandolo fra le lingue minoritarie meritevoli di tutela. Ma se il ‘talian’ è tanto diffuso, parlato e riconosciuto in Brasile, è anche vero che, come dice il detto, “nemo profeta in patria” dato che “all’estero è riuscito quello che nel nostro paese non si è ancora realizzato”. Infatti, “non posso fare a meno di evidenziare con rammarico che lo stato italiano nega l’esistenza della lingua veneta“, dice oggi il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, presentando l’attivazione del primo corso accademico di lingua veneta in Brasile.
In Brasile risiede la più grande collettività di italo-discendenti al mondo, circa 32 milioni di persone, cui si aggiungono circa 730.000 cittadini con passaporto italiano. Le concentrazioni più importanti di italofoni, in maggioranza di lingua veneta, si individuano negli stati del Rio Grande do Sul, Santa Caterina, Paranà, Espirito Santo e a San Paolo. Le comunità venete più numerose sono negli stati brasiliani di Rio Grande do Sul e Santa Caterina, a Curitiba, capitale del Paranà, oltre che nei Comuni di Santa Teresa e Venda Nova do Migrante nell’Espirito Santo. Qui si trovano “modelli e stili di vita tipicamente veneti. Ecco perché ha senso parlare di un’identità veneta i cui confini travalicano quelli geografici, ecco perché ha senso parlare di una cultura veneta”, dice Ciambetti.
“I numeri tuttavia poco dicono della Grande Emigrazione e della vita difficile e complessa delle nostre comunità”, dice Ciambetti ricordando che a rendere omaggio al ruolo che ebbero e al contributo che diedero, nel 2008 la Repubblica federale del Brasile ha istituito la Giornata dell’Emigrante italiano, ‘Dia nacional do imigrante italiano’”, che ogni anno si celebra il 21 febbraio in ricordo del viaggio compiuto nel 1874 dalla nave “La Sofia” armata da Pietro Tabacchi per trasportare da Genova 386 tra veneti e trentini nello stato di Espírito Santo, evento che simboleggia l’inizio del processo di migrazione di massa degli italiani in Brasile, pur preceduti da arrivi più limitati in diversi altri stati del Paese.
“In 150 anni non si sono mai spezzati i legami tra i coloni che giunsero dapprima nelle due colonie del Rio Grande do sul di Conde d’Eu e Dona Isabel, oggi Garibaldi e Bento Gonçalves, create dalle autorità brasiliane a cui si aggiunsero poi la colonia di Nova Palmira, attualmente Caxias do Sul e nel 1877, la quarta colonia battezzata Silveira Martins, creata vicino a Santa Maria. Non possiamo dimenticare le fatiche, i sacrifici, i dolori sopportati dai nostri emigranti che hanno letteralmente costruito paesi e città e fatto degli stati del Sud il vero motore dell’economia brasiliana, come il Veneto ha fatto in Italia”, conclude Ciambetti.