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“Hitler aveva un micropene?”: un documentario inglese ha fatto analizzare il dna del Führer

Un programma tv ha deciso di sequenziare il genoma di Adolf Hitler. Per scoprire per esempio se avesse davvero… un micropene. Si chiama “Hitler’s DNA: Blueprint of a Dictator”, e lo produce Channel 4, in Gran Bretagna. Già nel 2014 l’emittente aveva provato qualcosa di simile con “Dead Famous DNA”, comprando (per 3.000 sterline, da un negazionista dell’Olocausto) una presunta ciocca di capelli del Führer. Era falsa, ovviamente. Questa volta, invece, il sangue c’è davvero: un pezzo di tessuto intriso del sangue di Hitler, ritagliato da un soldato americano dal divano del bunker di Berlino. Da lì, un cromosoma Y perfettamente compatibile con quello di un parente maschio, identificato anni fa da un giornalista belga. Tutto senza permessi, ovviamente.

A occuparsi della parte scientifica, la genetista Turi King e lo storico Alex Kay. Insieme hanno tirato fuori che Hitler non aveva origini ebraiche e soffriva probabilmente della sindrome di Kallmann, una rara malattia genetica che causa bassi livelli di testosterone, talvolta micropenia e difficoltà nello sviluppo sessuale. Il che secondo il documentario potrebbe, forse, spiegare qualche complesso di inferiorità trasformato poi in delirio di onnipotenza.

Nel documentario, racconta il Guardian, c’è però anche tutta una parte psichiatrico-fantasy: i produttori decidono di stimare la “predisposizione genetica” di Hitler a malattie mentali con test di rischio poligenico (PRS). Il dittatore tedesco avrebbe avuto “una probabilità di ADHD superiore alla media”, “una propensione al comportamento antisociale” e “una forte predisposizione alla schizofrenia”.

Peccato che la scienza dica altro: i PRS forniscono dati di popolazione, non diagnosi individuali. “Il determinismo genetico è sbagliato”, spiega la stessa Turi King, quasi imbarazzata dal montaggio finale che semplifica tutto fino alla caricatura. E il rischio, ovvio, è duplice: patologizzare il male (“Hitler era malato”) o, peggio, stigmatizzare chi convive davvero con autismo o ADHD.

Il documentario cerca di metterci una pezza con interviste a esperti prudenti, ma poi scivola nella trappola che finge di denunciare: trasformare il DNA in destino.

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