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Quando la diagnosi la fa ‘dott Google”

Lo hanno chiamato «il Dottor Google». Una figura virtuale, sfuggente, capace però di generare «disturbi informativi» reali e molto pericolosi. Il fenomeno delle persone che si presentano dal medico chiedendo un trattamento personalizzato sulla base delle indicazioni che hanno trovato su internet, fra i social network o in qualche chat, è stato discusso a Torino nel Cracking Cancer Forum, un convegno fra specialisti organizzato da Koncept che ha permesso di confrontarsi sull’organizzazione delle reti oncologiche, focalizzarsi sull’esperienza dei pazienti e capire come funziona la disinformazione sui tumori.

«Un argomento che abbiamo voluto affrontare – spiega Loredana Masseria, responsabile comunicazione della Rete oncologica Asl Città di Torino – è un terzo incomodo della nostra società, che non è un luogo fisico, ma virtuale: sono i social media. Il Dottor Google crea disturbi informativi nella cittadinanza, con persone che molto spesso arrivano dal medico con dei pacchetti di cure che vorrebbero. E questo crea un attrito». In particolare è stato Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Torino, a descrivere «i rischi dei disturbi informativi». Tanti altri sono stati i temi toccati nel corso del forum. A cominciare dall’organizzazione delle reti oncologiche. «Oggi – ha spiegato Gianni Amunni, direttore del Dipartimento di Oncologia, Azienda Usl Toscana Nord Ovest – ce ne sono di strutturate in Piemonte, Val d’Aosta, Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Sicilia, Campania e Puglia. Qualcosa si muove anche in Emilia-Romagna e Marche. Ora, con le opportunità del Pnrr, credo che sia arrivato il tempo per dire che realizzare queste reti non è più oggetto di discussione: è in discussione come farlo». Non sono stati tralasciati temi come la prevenzione e l’esperienza dei pazienti negli ospedali. Franca Fagioli, direttrice del dipartimento Patologia e cura del bambino del Regina Margherita di Torino, ha raccontato come le scuole siano presenti per seguire i ragazzi anche quando sono in reparto.

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