Con l’estate nel pieno e Ferragosto ormai alle porte, si registra una flessione delle presenze nei lidi italiani, con punte del 25% in regioni come Calabria ed Emilia-Romagna. Secondo il Sindacato italiano balneari, la media nazionale si attesta intorno al -15%, un dato che – seppur provvisorio – accende i riflettori sul caro prezzi e sulle nuove abitudini dei vacanzieri.
A intervenire nel dibattito è Massimiliano Dona, avvocato e presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, figura molto seguita anche sui social, che ha voluto offrire una chiave di lettura più ampia del fenomeno. Dona, dalle pagine de Il Corriere della Sera, ha sottolineato come il rincaro dei prezzi negli stabilimenti balneari sia da attribuire alla libera autonomia dei gestori, che decidono in modo indipendente il proprio tariffario. Ma ha anche invitato i consumatori a non scoraggiarsi: secondo lui, esistono offerte accessibili a tutte le tasche, purché si sia disposti a cercare e scegliere in modo consapevole.
Il presidente dell’Unione Consumatori ha evidenziato come molti italiani si sentano ormai “traditi” da un sistema che, rispetto al passato, appare meno orientato alla fidelizzazione e più attento al profitto. Secondo Dona, l’aumento dei prezzi – soprattutto se confrontato con i servizi rimasti invariati – avrebbe rotto quel rapporto di fiducia che un tempo spingeva le famiglie a tornare nello stesso lido, estate dopo estate.
Tra i fattori che avrebbero portato a questa disaffezione, Dona ha incluso anche l’inflazione post-pandemica, che continua a pesare sulle spese quotidiane delle famiglie italiane. E, parlando di rincari, ha ammesso che i prezzi di lettini, ombrelloni, cibi e bevande sono spesso “fuori controllo”, anche se tecnicamente rientrano nella logica del libero mercato.
Sul tema dei consumi alimentari in spiaggia, l’avvocato ha voluto fare chiarezza su un punto cruciale: il divieto di introdurre cibo e bevande negli stabilimenti balneari è illegittimo. Ha precisato che eventuali cartelli esposti in tal senso non hanno alcun valore legale. L’unico limite ammesso, secondo quanto spiegato da Dona, riguarda il decoro e la sicurezza, elementi che non devono essere compromessi, ad esempio, da borse frigo ingombranti o comportamenti inappropriati.
Il presidente dell’Unione Consumatori ha anche ricordato che nessun addetto del lido può perquisire borse o sequestrare alimenti senza il consenso del cliente. Tali controlli spettano esclusivamente alle forze dell’ordine. A tal proposito, ha citato alcuni episodi recenti, come quelli accaduti in Campania, dove si è parlato di borse frugate, piatti di pasta gettati nei rifiuti e persino biberon sottratti a madri con bambini.
Nel caso in cui il personale di uno stabilimento impedisca l’introduzione di alimenti, Dona ha invitato i consumatori ad agire con diplomazia, spiegando in modo pacato i propri diritti. Se la situazione non si risolvesse, ha aggiunto, è possibile contattare le forze dell’ordine per far valere la legalità.
Infine, ha precisato che gli stabilimenti hanno comunque il diritto di indicare dove i clienti possano consumare cibo, purché venga predisposta un’apposita area ristoro. Non possono invece decidere cosa si può mangiare, né impedire l’introduzione di alimenti dall’esterno.