di Valentina Ruzza
Abbiamo chiesto a due voci molto diverse ma profondamente vicine al Lanerossi Vicenza di analizzare la stagione 2024/2025 appena conclusa: Luisa Nicoli, giornalista professionista, esperta e attenta osservatrice del mondo biancorosso, e Riccardo Bonotto, tifoso storico e appassionato, sempre presente al fianco della squadra. Due sguardi complementari per leggere una stagione che si chiude con 83 punti ma senza la Serie B. Per Luisa Nicoli la fotografia iniziale è chiara: «Di norma con 83 punti si vince il campionato e si conquista la Serie B. Il Vicenza ha rincorso il Padova fin dalla prima giornata, riuscendo però a ricucire un distacco di 10 punti nel girone di ritorno. Ma proprio quando il campionato era in mano nostra, è arrivata la sconfitta al Gavagnin Nocini contro la Virtus Verona a rovesciare tutto».
In casa il rendimento è stato da record, con 16 vittorie su 19 partite, senza mai perdere e con 51 punti conquistati davanti a un pubblico sempre caloroso. È lontano dal Menti però che il Lane ha pagato il conto più salato, mostrando spesso fragilità e poca personalità nei momenti più delicati. Più netto e diretto il giudizio di Bonotto: «Abbiamo chiuso a 83 punti, ma siamo mancati nei momenti fondamentali. Soprattutto abbiamo perso il campionato quando era nostro. Per questo la stagione non si può considerare positiva: ancora una volta si è fallito l’obiettivo. La semifinale playoff con la Ternana è stata solo la conseguenza di tutto ciò: la squadra ci è arrivata scarica e l’atteggiamento visto a Terni al ritorno è stato inaccettabile, soprattutto per rispetto dei tifosi presenti. Rinunciatari, senza anima». Anche sul lavoro di Stefano Vecchi, le due analisi si sovrappongono solo in parte. Nicoli riconosce i meriti dell’allenatore: «Vecchi ha fatto un ottimo lavoro: dal suo arrivo il 20 dicembre 2023 il Vicenza non ha più perso in casa, tenendo un ritmo pazzesco. La scorsa stagione aveva portato la squadra dalla zona playoff fino alla finale. Quest’anno partiva da favorito, ma ha mancato la promozione». Bonotto però non nasconde le sue perplessità: «Vecchi ha sempre mantenuto la squadra in corsa, ma a livello di gioco è stato monocorde, specie in trasferta. E nelle partite decisive ha sempre fallito. Ormai da mesi era accostato all’Inter, e credo avesse esaurito le motivazioni. È ai saluti». Sul reparto offensivo, entrambi concordano su Morra, autore di 13 gol, che viene visto come un punto fermo per il futuro, anche se Bonotto sottolinea come Ferrari, a suo avviso, abbia dimostrato qualità superiori e che ai playoff sia mancata la freddezza sotto porta.
Non manca poi un riferimento al caso Rolfini, la cui gestione, secondo Bonotto, ha tolto ulteriori risorse offensive proprio nel momento più delicato. Il capitolo tifosi è, ancora una volta, la dimostrazione di cosa significhi il Lanerossi Vicenza per la città e la provincia: oltre 8.000 presenze medie al Menti, 862 tifosi al seguito a Terni in semifinale playoff. Una passione viscerale. «La piazza meritava la promozione — ricorda Nicoli — e la società stessa aveva come obiettivo dichiarato il ritorno in B. La delusione è forte, ma il sostegno non è mai mancato». Più amaro il commento di Bonotto: «La delusione nasce dal campionato perso e dall’atteggiamento arrendevole mostrato nelle partite importanti. La squadra non ha mai avuto quella fame e determinazione indispensabili per andare in B. Quando siamo andati sotto, non abbiamo mai saputo ribaltare il risultato. Un limite grosso che la Ternana ha messo a nudo senza pietà». Il discorso si sposta inevitabilmente anche sulla società e sulla gestione del progetto. «Ci si chiede ormai — osserva Bonotto — se alla proprietà interessi davvero la B. Troppe volte si è avuta l’occasione di fare il salto e non è stato fatto. Non si discute l’impegno economico, ma manca quella passione e quella presenza che servono nei momenti in cui bisogna alzare la voce, non solo nei selfie in spogliatoio quando si vince. Dopo Verona e Terni silenzio totale. Senza contare la questione strutture: nessuna certezza né sullo stadio né su un centro sportivo in città. A Fellette i giocatori sono isolati, lontani dal calore della piazza, e questo si sente. La mentalità vincente parte dall’alto: se manca lì, i giocatori lo percepiscono. E alla fine si sono mangiati un campionato, per la miseria!». Ora lo sguardo si proietta al futuro. Il primo cambio è già arrivato, con l’insediamento di Giorgio Zamuner come nuovo direttore sportivo, ex calciatore del Lane a fine anni ’80. Resta da definire il nodo allenatore: Vecchi ha un contratto fino al 2026, ma ormai sembra scontato che le strade si separeranno. Servirà scegliere non solo un tecnico valido, ma uomini e giocatori con fame e mentalità. «Molti elementi saluteranno — conclude Bonotto — la difesa può essere la base, ma tutto il resto dovrà cambiare con gente disposta a sporcarsi le mani. Altrimenti resteremo a vivacchiare in Serie C. Servono passione e competenza. Il pubblico non mancherà mai, ma adesso la città chiede un cambio di passo vero.» Come ha ammesso lo stesso Zamuner, la squadra dell’anno scorso “era forse la più forte, ma probabilmente non era quella giusta per la categoria”. Adesso al Vicenza serve finalmente quella fame, quella personalità e quella mentalità vincente che in questa stagione — ancora una volta — sono mancate.