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Zanè. Incontro sicurezza sulle strade:’Non ci sono scuse per non mettere il casco e la cintura’

“Per il mondo sei qualcuno, ma per qualcuno sei il mondo. Non ci sono mai scuse per l’egoismo. Non ci sono mai scuse per non mettere il casco o la cintura. Non ci sono mai scuse per guidare distratto. Non ci sono mai scuse per guidare veloce. Non ci sono mai scuse guidare ubriachi o drogati. Non ci sono mai scuse per distruggere la vita di quelli chi ti vogliono bene.”

E’ questo il messaggio che Rommel Jadaan, medico del Suem-118 specializzato in medicina d’urgenza e d’emergenza e in elisoccorso, ha fatto emergere dall’incontro di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale al centro socio culturale di Zanè, organizzato dall’assessorato alla Sicurezza in collaborazione con la Polizia locale nordest vicentino ed il gruppo Gigizeta.

“I giovani – ha spiegato Jadaan – credono che le conseguenze della velocità siano le pattuglie di carabinieri o polizia, le multe, i punti che verranno scalati dalla patente. Sono queste le uniche cose che li preoccupano. Non li sfiora nemmeno il pensiero che le conseguenze del loro comportamento erroneo siano più ampie, siano una croce o una disabilità irreversibile” .

Dietro ogni croce c’era una persona, c’era una vita persa. C’erano dei sogni, dei progetti, delle ambizioni che non sono stati realizzati. Attraverso video, musica ed immagini Jadaan, assieme a Fabio Vivian, titolare e istruttore di un’autoscuola di Marostica, ha presentato al pubblico esempi concreti e ha spiegato in modo semplice i principi della buona educazione stradale per prevenire la disperazione che la tragedia di un incidente mortale provoca.

Tutte immagini toccanti e spesso scioccanti che hanno portato ad una profonda riflessione sui comportamenti alla guida. Come il video nel quale si vede un bambino che gioca nel suo giardino con un aeroplano di carta. L’aeroplano finisce il suo volo sulla strada, e il bambino corre per recuperarlo proprio mentre arriva un’auto. L’auto riesce a frenare evitando di travolgere il piccolo. Ma a questa immagine se ne sovrappone subito un’altra. Un’automobile che investe in pieno il bambino e lo scaraventa a diversi metri di distanza. La seconda auto andava a soli 5 chilometri all’ora più veloce della prima. Bastano 5 km orari in più perché avvenga una tragedia, perché la vita di quel bambino felice sia spezzata per sempre. Perché quel bambino non possa diventare grande. Bastano 5 chilometri all’ora in più.

D’effetto anche le croci sommerse da fiori che sono state mostrate, seguite dalla foto della persona, per far riflettere, perché quella che vediamo non è solo una croce. Ed infine sono apparse le foto della disabilità irreversibile. Sono state mostrate le foto dei ragazzi prima dell’incidente, l’incidente e quindi gli stessi ragazzi sul letto di riabilitazione.

Jadaan ha raccontato di quando una domenica notte è avvenuto un incidente nel quale sono morti tutti ragazzi giovani tornando dalla discoteca, dopo una serata di festa e di allegria con gli amici. Rommel ha raccontato “Mi trovavo nel luogo dell’incidente e mi sono avvicinato all’auto, accartocciata per la botta, con i passeggeri dentro. Stavo per scattare una foto di documentazione e sento un cellulare suonare. Una volta, due volte, tre..e ancora. Suonava senza mai smettere. Mi sono fatto spazio tra i cadaveri e ho recuperato il telefonino che si trovava nella tasca dei jeans del conducente. Stava ancora suonando. Ho letto sul display : Papà is calling. Cosa dovevo fare in quella situazione” – “chiede Rommel” – cosa dovevo fare? Dovevo premere il tasto rosso? Così sembrava che il figlio non volesse rispondere? Così il genitore si sarebbe chiesto perché mai mio figlio non mi vuole parlare? Dovevo rispondere? Dovevo dire si buonasera sono del 118, sembra che suo figlio stia dormendo, ma in realtà è morto? “Ho lavorato in Norvegia, Stati Uniti, Giordania, Svizzera, Austria, Germania e adesso in Italia. Ma non mi abituerò mai a dare la notizia ai famigliari. Che hanno quello sguardo, lo sguardo che vedi negli occhi di una persona un attimo prima di ricevere la triste notizia, è lo stesso sguardo in tutto il mondo. Glielo vedi negli occhi che la vita di questa persona si sta dissolvendo.”

A chiudere l’incontro un video con questa storia, seguito da una musica dolce e melodiosa.

“Mamma, sono uscita con amici. Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici. Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, cosi ho bevuto una Sprite. Mi son sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici. Ho fatto una scelta sana ed il tuo consiglio è stato giusto. Quando la festa è finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria. Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava… Qualcosa di inaspettato! Ora sono qui sdraiata sull’asfalto e sento un poliziotto che dice: “Il ragazzo che ha provocato l’incidente era ubriaco”. Mamma, la sua voce sembra così lontana… Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono: “Questa ragazza non ce la farà”. Sono certa che il ragazzo alla guida dell’altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità. Alla fine lui ha deciso di bere ed io adesso devo morire… Perché le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite? Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di non spaventarsi, mamma, di a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare… Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva… La mia respirazione si fa sempre più debole e incomincio ad avere veramente paura… Questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata… Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente. Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene per questo… Ti voglio bene e…. addio”.

Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente all’incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole ed il giornalista scriveva… scioccato. Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in stato di ebbrezza.

Per concludere la serata Jadaan ha ripetuto, tra gli applausi del pubblico, “Meglio perdere un minuto nella vita, che la vita in un minuto”.

Alice Berti