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Bressanvido. “La popolazione femminile presenta grave carenza di iodio, non consuma latte e formaggi”

 Grande partecipazione al convegno promosso da ARAV sul tema “La Stalla 4.0 per un Sistema Allevatori di avanguardia tra salute degli animali, tutela del consumatore, sostenibilità ambientale”, svoltosi alla Fattoria Fratelli Pagiusco di Bressanvido , nell’ambito del tradizionale Festival dell’agricoltura e trasmesso in diretta streaming dal sito www.festivalagricoltura.it.

A tener banco tra il pubblico, composto non solo da addetti ai lavori, ma anche da molti cittadini, senza dubbio gli interventi tecnici degli autorevoli relatori, ma in particolare il tema trattato dalla prof.ssa Caterina Mian del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, che ha parlato di “Iodio e salute del consumatore”. La docente dell’ateneo padovano è stata estremamente chiara, esponendo i dati di una recentissima indagine: “su cinquecento gravide, solo il 37% aveva un apporto iodico adeguato ad affrontare il periodo di gravidanza. Ed erano donne che consumavano regolarmente latte, sale iodato ed i supplementi consigliati”. Ma a preoccupare sono le giovani, che tendono a non bere più latte e ad escludere, del tutto o quasi, i formaggi dalla propria dieta.

Ha aperto la mattinata il direttore di ARAV, Walter Luchetta, che ha lanciato un messaggio inequivocabile: “il nostro settore non inquina, ma concima”, a significare che occorre dare il via ad un importante percorso di comunicazione, chiara e corretta, per smantellare tante dicerie che stanno avendo la meglio su gran parte dei cittadini.

Dopo il saluto del sindaco di Bressanvido, Luca Franzè, che ha elogiato l’impegno di agricoltori ed allevatori nel territorio, è stato letto il messaggio del governatore del Veneto Luca Zaia.

“Abbiamo portato nelle stalle il mondo dell’Università – ha spiegato il presidente di ARAV, Floriano De Franceschi, in collegamento video – grazie alla raccolta dati, fondamentale per la genetica, l’efficientamento degli allevamenti e la sostenibilità delle imprese. La partnership con la Regione Veneto è stata ed è fondamentale per lavorare sulla qualità delle produzioni, per un lattiero-caseario sempre più forte”.

Una collaborazione ribadita anche dall’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner: “negli ultimi anni la zootecnia ha subito forti attacchi, perciò procedere nella direzione della Stalla 4.0, cioè della sostenibilità e dell’innovazione, è fondamentale. Nella nuova Pac si sta puntando molto sull’innovazione aziendale e sulla formazione scolastica, perché è fondamentale avere cittadini consapevoli e capaci di discernere tra i numerosi messaggi che vengono proposti”.

Nel merito, è stato assolutamente chiaro il dr. Franco Contarin, direttore della Direzione Adg Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale – FEASR Bonifica e Irrigazione della Regione Veneto, che ha illustrato le priorità del Complemento per lo Sviluppo Rurale (CSR) del Piano Strategico Nazionale della Pac 2023-2027 per il Veneto, ricordando che per la zootecnia da latte regionale, che conta 2600 allevamenti e 150mila bovini, sono previste risorse per 218milioni di euro. “I giovani sono al primo posto – ha spiegato Contarin – in quanto un tessuto imprenditoriale giovane è il presupposto per un settore innovativo e resiliente. È fondamentale, poi, assicurare la sostenibilità, ambientale ed energetica, indispensabili per garantire la sostenibilità economica delle imprese e la qualità delle produzioni. Ciascun aiuto Pac non potrà prescindere, poi, da requisiti di innovazione e sostenibilità. Un’attenzione particolare sarà riservata, naturalmente, alle zone rurali più marginali”.

Con l’intervento di Massimo De Marchi del Dipartimento Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente dell’Università di Padova, che ha esposto i risultati delle attività di Controllo Funzionale nell’ambito del miglioramento genetico della salute della mammella e del contenuto di iodio nel latte, si è passati ai temi più prettamente tecnici. “Abbiamo esaminato 12 patogeni su 12mila campionamenti – ha spiegato De Marchi – ed è emerso che l’incidenza varia in funzione della razza, ma senza dubbio l’allevatore può avere un ruolo attivo importante pulendo adeguatamente i locali e l’impianto di mungitura. Un’alimentazione più ricca di iodio, quindi, ha un duplice vantaggio: aumenta la concentrazione di iodio nel latte e negli altri prodotti a base di latte destinati al consumo umano e migliora sensibilmente la selezione e la capacità riproduttiva delle razze, aumentando anche la stessa produzione di latte”.

A fare chiarezza sull’uso degli antimicrobici è intervenuta la dr.ssa Elena Schiavon dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, che ha evidenziato come con il regolamento europeo 6/2019, recentemente entrato in vigore, “i medicinali antimicrobici non possono più essere impiegati per la profilassi, quindi a scopo preventivo, se non in casi eccezionali, ma può essere adottata solo la metafilassi. Quando viene diagnosticata una patologia in allevamento, quindi, si può procedere al trattamento degli animali infetti, così da evitare la diffusione del patogeno nell’intera mandria”.

Tutto questo altro non è che benessere animale. La stessa corretta alimentazione dei bovini è un’attenzione che va in questa direzione, come ha evidenziato il prof. Federico Righi, docente di Nutrizione Animale, Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie dell’Università di Parma. “L’integrazione minerale ha forti effetti sulla fertilità, ma anche sul benessere complessivo delle bovine – ha spiegato Righi – perciò è fondamentale il corretto apporto di fosforo, per la produzione di energia, calcio, per evitare problemi legati al parto, manganese, per contrastare le cisti ovariche e selenio per assicurare una migliore pulizia ed involuzione uterina”.

A portare l’attenzione sul cittadino è stata la prof.ssa Caterina Mian del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, che ha lanciato un allarme da non sottovalutare: le giovani con insufficiente apporto iodico sono in aumento, a scapito di una gravidanza corretta e con possibili conseguenze sui nascituri.

“In Veneto, negli ultimi 30 anni, il consumo di sale iodato è progressivamente aumentato – ha spiegato Mian – tuttavia, il consumo di latte e dei suoi derivati si è gradualmente ridotto, non permettendo di raggiungere una condizione di piena iodo-sufficienza, in particolare nella donna in età fertile. Malgrado i molti programmi atti a sensibilizzare la popolazione sull’importanza dello iodio, tuttora nel nostro territorio il consumatore ignora la rilevanza di questo oligoelemento per la sua salute. È necessario che il cittadino consumi latte e latticini, quali fonti alternative essenziali di iodio, proseguendo con la buona abitudine di utilizzare il sale iodato”.

Il dr. Mirco Garuti del Centro Ricerche Produzioni Animali (CRPA), infine, ha illustrato le notevoli opportunità offerte dal biogas, “che può essere impiegato per produrre energia termica o elettrica, trasformando i liquami ed il letame in digestato, che è uno straordinario fertilizzante. Ed in questo momento storico, in cui i fertilizzanti sono molto costosi, poter utilizzare il digestato è una grande opportunità di risparmio e presenta minori emissioni di ammoniaca in atmosfera”.

A concludere la mattinata è stato il presidente di Aia, dr. Roberto Nocentini, che ha posto l’accento sull’impegno di ARAV sul fronte della formazione, dell’informazione e, soprattutto, dell’innovazione rivolta agli allevamenti. “Di fronte alle ben note sfide che ci troviamo ad affrontare – ha concluso Nocentini – abbiamo bisogno di un sistema allevatori compatto e forte, per la crescita della zootecnia italiana, a partire dai territori. La situazione economica attuale dovrà trovare risposte chiare e convincenti da parte della politica nazionale ed europea. La Regione Veneto, come ha più volte dimostrato, è dalla parte di una zootecnia moderna, che vuole la sostenibilità ed il benessere animale, con un forte piglio rivolto all’innovazione aziendale”.