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Coronavirus. Zaia: “In trincea ad aprile, ne avremo fino a giugno”. Mascherine in distribuzione

“Ne avremo fino a giugno, il mese peggiore sarà aprile”.

Luca Zaia punta ancora sulle statistiche matematiche, che fino ad oggi non lo hanno tradito e nel rassicurare i veneti, facendo percepire di avere la situazione sotto controllo e di essere pronto per il picco di contagi, informa che dovremo attendere l’arrivo dell’estate per considerare la questione ‘Covid-19’ in via di chiusura. E non faranno più paura eventuali strascichi nel mese di settembre, previsti dalle statistiche, perché “se saremo bravi ne usciremo presto e sapremo subito come affrontare la situazione”.

“Saremo in una brutta trincea per tutto il mese di aprile – ha sottolineato Zaia – Se saremo bravi e rispettosi delle regole, potremo anche giocare d’anticipo e, magari, chiudere la partita per giugno. Tra giugno e luglio resteranno dei malati residuali (giugno e luglio) ma saranno casi sporadici e isolati, che non ci fanno impensierire e saranno gestibili. L’emergenza che stiamo vivendo è pari a quella della seconda guerra mondiale, il bollettino è simile. Dalla nostra parte abbiamo il tempo, l’emergenza durerà poco”.

Gli ospedali Covid: torneranno come prima e meglio di prima

“Gli ospedali covid (tra i quali figura quello di Santorso) torneranno come prima e saranno anche meglio di prima, grazie a nuovi macchinari e apparecchi all’avanguardia”. Il governatore getta ancora una volta acqua sul fuoco delle polemiche, che ipotizzano (nel caso di Santorso), la sparizione definitiva di interi reparti, l’impossibilità di far ripartire l’operatività dell’ospedale e addirittura il trasferimento definitivo a Bassano del Grappa di parte del personale che ora lavora nell’Alto Vicentino. Niente di tutto ciò secondo il governatore del Veneto, che nel punto stampa di domenica mattina ha ribadito: “Gli ospedali che ora saranno interamente dedicati all’emergenza covid-19 saranno riattivati e nella dotazione si ritroveranno macchinari d’avanguardia e strumenti innovativi che non avrebbero avuto se non ci fosse stata l’emergenza coronavirus. Non vogliamo chiudere né rubare nessuna struttura – ha ribadito Zaia – Aumentato il budget su test e macchinari. Comprenderemo il valore della nostra sanità quando entreremo in contatto con qualcuno che si ammala e, per quanto dispiaccia dirlo, questo prima o poi accadrà”.

La cura agli anziani e i giovani in terapia intensiva

Zaia smentisce chi, per frase fatta o per autoconsolazione, continua a ripetere che il coronavirus colpisce soprattutto gli anziani che, essendo tali, non meriterebbero nemmeno troppe cure. “Non abbiamo solo anziani in terapia intensiva – ha sottolineato il presidente del Veneto – Abbiamo moltissimi giovani, anche trentenni senza nessuna patologia pregressa, in terapia intensiva e il coronavirus ha colpito anche bambini”. Parole di conforto sono state dedicate ancora una volta, in conferenza stampa, agli anziani: “Hanno fatto grande il nostro Veneto – ha evidenziato con orgoglio Zaia – Meritano e avranno tutte le cure possibili. Siamo consapevoli che alcune case di riposo sono diventate incubatori di virus”.

Al via la sperimentazione di nuovo farmaco giapponese

Il Veneto dice ‘sì’ alla sperimentazione del ‘Favipiravir’, un farmaco giapponese contro l’influenza. “Un farmaco sperimentale che verrà utilizzato negli ospedali Covid-19”, ha spiegato Domenico Mantoan, presidente Aifa e direttore generale della Sanità veneta. Il Favipiravir è utilizzato in Giappone per curare nuovi ceppi influenzali e pare essersi rivelato efficace, nonostante non goda della totale fiducia da parte di alcuni virologi, in alcuni pazienti contagiati con coronavirus, che non presentano sintomi troppo gravi.

Impossibile riaprire i vecchi ospedali

Le polemiche sulla eventuale riapertura dei vecchi ospedali, del De Lellis a Schio e del Boldrini a Thiene per quanto riguarda l’Alto Vicentino, hanno trovato un muro in Zaia. “Ci sono squadre di tecnici e medici al lavoro per valutare queste ipotesi – ha spiegato il governatore sottolineando l’impossibilità di riaprire strutture dismesse – Ai malati serve tantissimo ossigeno, che deve essere filtrato attraverso impianti nuovi, perché quelli vecchi congelerebbero”. E poi servono spazio, personale e strutture che non sono in linea con la possibilità di riaprire De Lellis e Boldrini.

Le dotazioni per il personale, i tamponi e le mascherine ‘Made in Veneto’

Ai vari appelli di mancanza di dotazione di protezioni per il personale, in alcuni ospedali, ha risposto Zaia, che ha precisato di segnalare i reparti che denunciano carenza di materiale in modo che possano essere riforniti al più pesto. “Tutti gli ospedali hanno mascherine, mancano quelle di più alta qualità, ma le chirurgiche le hanno tutti – ha spiegato – Ne comperiamo 2 milioni e mezzo a botta. Non è il vicino che le regala all’ospedale che salva il personale, ma la macchina amministrativa che ne ordina. Abbiamo difficoltà per quanto riguarda i tamponi, perché stanno esaurendo alcuni kit per l’analisi, in quanto il produttore non pensava che in Veneto ne avremo fatto così tanti. Per questo ci stiamo attrezzando per produrne ‘in casa’ con modalità alternative. Come abbiamo fatto con le mascherine di Grafica Veneta. Oggi c’è qualcuno che lamenta la mancanza di certificazioni. Sono a volte gli stessi che fino a ieri giravano con un pezzo di carta sulla bocca. Sentite, se volete usarle le usate, sennò fate a meno”.

Il modello Vò

Zaia torna a mostrare la sua soddisfazione per il ‘modello Vò’ e a chi dice che non ci sono modelli di riferimento per studiare azioni di contrasto al coronavirus, cita il ‘modello Vò’, da lui applicato dichiarando zona rossa il piccolo Comune euganeo in provincia di Padova. Citato da giornali internazionali, nel paesino che conta 3.305 abitanti il tampone è stato fatto a tutti, per isolare i casi di contagio e avere così la possibilità di controllare il virus da una cabina di regia. Un modello che sta facendo ‘scienza’, preso da esempio a livello mondiale ed esibito con orgoglio dal governatore del Veneto per difendere la sua idea di continuare con i tamponi a tappeto.

Sanità pubblica e privata

Alla domanda esplicita, posta a Domenico Mantoan, “cosa si sente di dire un presunto eccesso di sanità privata a scapito della sanità pubblica anche nel Veneto”, Manton risponde con i numeri, definendola una polemica senza senso: “I posti in terapia intensiva a inizio crisi erano 487, di questi 450 sono posti pubblici. Gli ospedali privati ci stanno dando una mano di supporto, perché si occupano anche degli altri ammalati, ma 95% del peso è sopportato e supportato da ospedali pubblici”. Mantoan ha poi sottolineato: “Stiamo dimettendo persone guarite in numero sempre maggiore”.

La fiducia di Zaia in Crisanti

Luca Zaia ribadisce la sua totale fiducia nel virologo Andrea Crisanti, che per primo aveva parlato di tamponi a tutti, per isolare il virus ed identificare i portatori. “La diagnosi è un segnale di sicurezza sociale”, aveva sottolineato il professore, che ha anche invitato ripetutamente a “non abbassare la guardia” per il timore che il virus possa riprendere forza proprio nel momento in cui pare essersi affievolito. Zaia ha dimostrato fiducia nel medico, che rimane il suo punto di riferimento nel continuare a chiedere tamponi per tutti.

Anna Bianchini