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Asiago. Il ‘fenomeno’ delle doline: a gennaio superati i -30° per dieci giorni a Campoluzzo

La stazione meteo di Campoluzzo, dislocata a 1768 metri nel Comune di Asiago, è diventata ormai famosa a suon di record glaciali: quel -42.6°C registrato il 27 dicembre scorso ha conquistato le luci della ribalta nazionale, anche se nella maggior parte dei casi il sensazionalismo dei numeri non ha permesso di raccontare più nello specifico di questo sito tanto particolare, tecnicamente una dolina.

Doline che nella conformazione del territorio veneto e vicentino sono molto più frequenti di quanto si pensi: Arpav ci racconta oggi cosa sono e perchè in queste cavità si raggiungono picchi di temperatura degni delle zone artiche.

Prosegue il monitoraggio di Arpav delle depressioni fredde o doline, le conche montane di origine carsica caratterizzate da un particolare microclima, studiate e monitorate anche in altri paesi. All’interno di queste conche si generano condizioni termiche molto diverse da quelle dell’ambito geografico in cui si trovano, con differenze di temperatura che possono arrivare fino a 30-35°C. Scopo del monitoraggio la raccolta di dati e informazioni riguardanti alcuni aspetti e fenomeni naturali, ancora poco conosciuti, che si verificano quasi esclusivamente nelle doline.

Il microclima delle doline. Un presupposto essenziale è la presenza di una concavità nel terreno, con dimensioni che possono variare fra 50 m e 5 km di larghezza e fra 10 e 200 m di profondità. Un altro presupposto è rappresentato dalla linea dell’orizzonte, che deve essere più bassa possibile (montagne assenti o bassi rilievi, “orizzonte basso”), per permettere una maggiore perdita di calore verso lo spazio e un repentino raffreddamento dell’aria.

In presenza di giornate caratterizzate da cielo sereno e vento debole, e ancor più in presenza di neve al suolo e con una sovrastante massa d’aria secca, l’aria intrappolata nella conca carsica subisce un continuo, notevole raffreddamento serale e notturno, fino a presentare una forte stratificazione, con l’aria più fredda che si deposita sul fondo di essa. L’assoluta calma di vento che si riscontra in prossimità del terreno in queste condizioni, rappresenta l’elemento chiave del fenomeno, perché in questo modo l’aria a contatto con il suolo o con il manto nevoso può raffreddarsi in maniera indisturbata, al contrario di quanto avviene nelle valli o in pianura, dove è quasi sempre presente una minima ventilazione.

Il microclima delle doline è caratterizzato da temperature minime a volte estreme, la minima assoluta misurata finora dalla rete Arpav è di -49.6°C, marcate inversioni termiche notturne, anche più di 1°C/m, ed escursioni termiche giornaliere molto accentuate, che possono arrivare fino a 40°C. Oltre a questi aspetti, si segnalano i notevolissimi sbalzi termici notturni che avvengono in occasione dell’intrusione del vento a grande scala nella depressione, con aumenti anche maggiori di 30°C in un’ora e di 20°C in soli 15 minuti.

Degno di nota anche un singolare meccanismo che nelle notti invernali porta ad un parziale disseccamento dell’aria contenuta nella conca, per la continua deposizione al suolo dei cristalli di ghiaccio presenti nell’aria. Questo fenomeno consente alla dolina di continuare a raffreddarsi per tutta la notte, anche con l’umidità relativa prossima al 100%, condizione che normalmente rallenta e ferma la diminuzione termica.

Le doline in Veneto. Il carsismo in Veneto è presente in maniera diffusa, soprattutto nella fascia prealpina, che va dall’altopiano del Cansiglio ai Monti Lessini. In questo ambito sono innumerevoli le doline, con diverse dimensioni e profondità e sono gli altopiani ad ospitare quelle più interessanti e a presentare quel requisito essenziale di “orizzonte basso”. Fra questi si citano quelli del Cansiglio (BL) e dei Sette Comuni (VI) e quello, ad alta quota, delle Pale di San Martino, a cavallo del confine fra le provincie di Belluno e Trento, in territorio dolomitico.

La rete di monitoraggio Arpav. Attualmente la rete Arpav per il monitoraggio delle doline è composta da tre siti di misura fissi, due monitorati con data logger ad acquisizione locale (Busa Riviera, 2634 m, sull’Altopiano delle Pale di San Martino, e Buson di Marcesina, 1345 m, in provincia di Vicenza) ed uno con una stazione meteorologica automatica, collegata in tempo reale (Campoluzzo, 1768 m, in provincia di Vicenza). A questi si sono aggiunti, nella stagione invernale in corso, due siti temporanei sull’Altopiano di Erera-Brendol, in provincia di Belluno, con lo scopo di studiare le differenze nel comportamento di due depressioni relativamente vicine, ma con dimensioni molto diverse.

Le temperature minime a Campoluzzo. A Campoluzzo, durante l’attuale inverno, la temperatura minima giornaliera è scesa finora 10 volte sotto i -30°C, soprattutto nel mese di gennaio, risultato più freddo del normale in tutta la montagna veneta. In particolare fra l’8 ed il 12 di questo mese si sono misurate minime comprese fra -37 °C e -40°C per cinque giorni consecutivi. La temperatura minima assoluta di questo inverno è stata registrata il 27 dicembre, pari a -42.6°C (temperature sempre inferiori a -40°C fra la mezzanotte e le 9) non distante dal record di -44.1°C del 26 febbraio 2018, il valore più basso misurato in questo sito dal 2007, anno di inizio del monitoraggio.

di Redazione AltoVicentinOnline