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Thiene. Mazza e pistola al Garbin. Gabriella Strinati: ‘I genitori devono essere più presenti’

Non si placano le polemiche sull’istituto  Garbin di Schio e Thiene. La scuola che forma professionalmente il piccolo artigiano o l’operaio specializzato sembra essere adesso considerato un centro raccolta di giovani teppisti che invece di imparare a fare le manutenzioni elettriche e meccaniche studiano da delinquenti. A farne le spese ovviamente la fama dell’Istituto, che deve già lottare contro la convinzione popolare che si tratta della scuola professionale dove mandare gli studenti più svogliati.

Il Garbin rischia inoltre di essere visto come responsabile primo dei fatti di violenza accaduti, e vengono additati anche gli insegnanti, accusati di mancanza di polso o interesse verso l’educazione degli studenti. Maria Gabriella Strinati, assessore all’Istruzione ed insegnante al Liceo Corradini a Thiene, ha le idee ben chiare in proposito, sia sulle responsabilità della scuola che su quelle dei genitori. E difende a spada tratta l’operato del preside Marina Maino e dell’intero corpo docente.

 

 

Assessore Strinati, lei è anche insegnate. È giusto colpevolizzare il Garbin per i fatti di violenza che stanno accadendo?

‘I fatti avvenuti al Garbin sono senz’altro molto gravi e necessitano di un grado elevato di attenzione, ma io non mi sento di affermare che la reputazione dell’istituto sia minata. Ritengo, anzi, che la scuola stia svolgendo un ruolo fondamentale poiché si assume il compito importante di accogliere, formare e educare i ragazzi e per questo va sostenuta. Le azioni di pochi non possono e non devono gettare ombra su tutti gli alunni che hanno scelto un percorso di studi professionalizzante verso il mondo del lavoro e si impegnano a ottenere il diploma. Mi sentirei invece di dare un apprezzamento a un istituto quale è il Garbin che sta in prima linea, raccoglie allievi spesso problematici e fronteggia i rapidi cambiamenti del tessuto sociale che avvengono nella nostra realtà’.

 

Non sembra che i genitori al Garbin siano molto partecipi alla vita scolastica dei figli. Anzi, sembrerebbe anche che per lo più disertino le riunioni e i ‘visitoni’…

‘Il ruolo dei genitori sui figli in età scolare è importantissimo. Siamo noi genitori (sono madre anch’io) che diamo l’esempio e dobbiamo mediare tra le richieste della scuola e i desideri dei figli. Una corretta partecipazione alla vita scolastica dei ragazzi è sicuramente il mezzo per conoscere, capire e agire in caso di necessità, aiutare la scuola a far crescere i giovani e anche trovare un sostegno al compito stesso di essere genitore. Solo la collaborazione e la condivisione dei problemi possono indicare una possibile via di soluzione degli stessi. Accusare è facile, ma mettersi una mano sulla coscienza e analizzare quanto siamo stati presenti come genitori non lo è altrettanto’.

 

A che punto finisce il vostro ruolo di educatori? È corretto sostituire la figura del genitore se questa risulta chiaramente inefficace o assente?

‘Essere educatori ai nostri giorni non è un compito semplice. Ci sono ancora tanti luoghi comuni sulla categoria degli insegnanti/educatori e non nego che alcuni abbiano avuto un fondamento in certi presunti atteggiamenti che sono stati attribuiti all’intera categoria. La nostra società è in continua evoluzione e la scuola, come dicevo, si trova in una posizione delicata poiché è uno degli ambienti primi in cui si percepisce il cambiamento. Basta entrare in una qualsiasi classe delle elementari per rendersene conto. Ci vuole un’alta professionalità perché a volte bisogna assumere alcune responsabilità che non spetterebbero ai docenti. E qui entrano in gioco la competenza e il buon senso dei docenti e il coordinamento della scuola con altri attori come i servizi sociali e l’USL, verso i quali indirizzare le famiglie in difficoltà e ai quali ricorrere dove necessario. L’auspicio è che l’opportunità di lavorare assieme, di trovare soluzioni sia sfruttata appieno. Si agisca in modo coordinato e partecipato, le polemiche sterili lasciamole fuori dai banchi di scuola’.

 

Lei insegna al Liceo Corradini, che ha chiaramente caratteristiche diverse rispetto al Garbin. Trova comunque dei punti in comune parlando sempre di ruolo dei genitori?

‘Insegno al Corradini da dieci anni e ho sempre visto una grande partecipazione dei genitori alla vita della scuola, anzi posso affermare che senza il loro sostegno molte attività scolastiche e extrascolastiche non si sarebbero potute realizzare’.

 

Cosa si sente di dire agli insegnanti del Garbin e alla Preside?

‘Rispetto e stimo i colleghi del Garbin. Comprendo lo stato di difficoltà in cui si trovano a lavorare e so che sono professionisti seri e preparati. Mi sento di dire, anzi, che sono proprio loro a onorare il termine “docere”: chi tutti i giorni si scontra con realtà difficili può esprimere appieno quella che io ritengo una missione. Da molti anni conosco la preside Maino e con lei ho lavorato ad alti livelli sia in progetti locali sia a livello internazionale; so quanto fa e dà alla scuola. In questa situazione ha agito con prontezza attuando tutte le procedure del caso, convocando tavoli di lavoro con le forze dell’ordine e le amministrazioni, chiamando i servizi sociali, parlando con i genitori, coniugando severità a comprensione. Non è da tutti’.

 

Un episodio di bullismo finito bene durante la sua esperienza di insegnante?

‘Insegno dal 1992, prima alle scuole medie inferiori e poi al liceo. Nella mia vita di insegnante ho affrontato qualche episodio di bullismo (soprattutto alle medie), però non grave, che si è concluso con tempestivi interventi disciplinari risolutivi’.

 

Marta Boriero