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Il Veneto mette in rete 5 banche del latte donato. C’è anche a Vicenza

Le cinque banche venete del latte donato (Blud), sono da oggi in rete. Attive nei reparti neonatali di Cittadella, Padova, Treviso, Verona e Vicenza, rispettano tutte le indicazioni nazionali, ma si contraddistinguono per alcune varianti e alcuni adeguamenti legati alle specificità delle realtà locali. Il provvedimento approvato oggi dalla giunta regionale interviene proprio per superare la complessità dovuta alla specificità delle singole banche, uniformando le variegate esigenze territoriali a cominciare dalle modalità di coinvolgimento di tutti i punti nascita della regione secondo il modello Hub and Spoke previsto dal Piano Socio sanitario nazionale. “La possibilità di istituire reti cliniche e assistenziali regionali è espressamente prevista dallo stesso Piano Sociosanitario regionale al fine di delineare una articolazione in grado di garantire risposte appropriate e uniformi in tutto il territorio”, spiega l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin. “In questa logica, quindi, le reti divengono essenziali per realizzare i programmi di equità nell’accesso ai servizi sanitari e contrastare le diseguaglianze, consentendo di superare eventuali situazioni di frammentarietà”. Secondo quanto stabilito dalla giunta, verrà istituito un gruppo di lavoro che, sotto la guida del direttore dell’area Sanità e Sociale, dovrà definire l’organizzazione e il funzionamento delle Blud a livello regionale.

“I più che buoni risultati nell’attività dati fino ad oggi dalle nostre banche potranno essere ottimizzati uniformando le migliori pratiche già confermate a livello territoriale”, conclue Lanzarin. “Con la creazione della rete interveniamo in un ambito molto rilevante per il benessere delle madri e dei neonati. Unicef e Oms, infatti, nelle loro raccomandazioni confermano gli effetti positivi dell’allattamento al seno sul benessere fisico e psicologico delle madri e dei bambini, oltre che i vantaggi che rappresenta per il sistema sanitario”. Infatti, “l’utilizzo del latte materno costituisce sempre più un obiettivo di salute per la sanità pubblica a beneficio delle madri che per cause permanenti o transitorie non possono allattare al seno o dei neonati prematuri che possono ricorrere al nutrimento grazie a mamme donatrici”.