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Marano. Polemica per lo stipendio del sindaco: quando l’invidia travalica il buon senso

“L’Italia è una repubblica fondata sullo stage” ha detto (non a torto purtroppo) Beppe Severgnini.

Deve essere per questo che a Marano Vicentino, è scoppiata una polemica perché il sindaco si è aumentato lo stipendio.

Polemica firmata con il nome di un comitato e ora viene da chiedersi quale sia lo stipendio dei membri del comitato e quale impiego svolgano.

Perché nel criticato caso di Marco Guzzonato, 35 anni, laureato, primo cittadino a tempo pieno di Marano Vicentino, si parla di un ‘nuovo’ stipendio che ammonta ora a 2.509,98 euro lordi, per un ruolo che prevede responsabilità diretta su sicurezza, salute, ordine pubblico, incolumità e via così, per 9.500 abitanti. Stipendio, che il primo cittadino percepisce dopo essersi messo in aspettativa dal suo posto di lavoro rinunciando alla busta paga per tutta la durata del mandato in amministrazione comunale.

Esagerazione? No. E’ uno stipendio normale in Italia per un impiegato medio con medie responsabilità. Basso, nel resto d’Europa, eccezion fatta per quegli stati in preda ad una crisi economica peggiore o uguale a quella italiana. Uno stipendio che permette di vivere, ma non di stra-vivere, di mantenere a malapena un figlio tirando la coperta qua e là, di arrivare a fine mese sperando non ci siano spese extra, non si rompa la caldaia, o non serva l’apparecchio ai denti.

Vogliamo consolarci guardando più in basso e dire che c’è chi vive con mille euro al mese? Sarebbe come dire che un cancro alle ossa è migliore di uno al pancreas perché ti lascia più tempo. Quindi sarebbe folle.

Perché qui si parla di uno stipendio che dovrebbe causare sdegno non in quanto eccessivo, ma perché non all’altezza di un uomo (sindaco o non sindaco che sia), che vuole vivere, metter su famiglia e crescere dei figli.

Perché fare polemica quindi? Perché il sindaco Guzzonato aveva dichiarato in campagna elettorale di voler “credere nel valore del servizio e voler mettere a disposizione della comunità civile il proprio tempo e le proprie energie con continuità, coerenza  e responsabilità. La politica è tra le più alte forme di servizio alla collettività: per questo essa fa parte della mia scelta di vita”? Dire questo non significa volerlo fare gratis.

La ragione della polemica, è la politica di oggi, quella difficilissima arte di far quadrare i conti ed atteggiarsi a prime donne quando non ci sono soldi e c’è ancor meno personalità. Quella fatta da chi vuol far credere al popolo che il modello di ispirazione sia il poveraccio che sta peggio e non chi vive meglio.

Politica moderna, che si basa sullo schifare l’avversario piuttosto che vincerlo per i propri meriti.

Parliamoci chiaro, care opposizioni, cari detrattori e cari competitors che non avete capito il punto. Se volete dei motivi per far fare brutta figura ai vostri sindaci, per rovinarli in campagna elettorale o farli apparire come personaggi in cerca d’autore, ce ne sono. Ma dovete essere all’altezza dei temi, per essere in grado di comprenderli.

Dovete, per esempio, criticare il fatto che impieghino il tempo a firmare petizioni e fare riunioni contro la pena di morte nel mondo per motivi ideologici e non si fanno sentire su una riforma sanitaria locale che non lascia presagire nulla di buono.

Dovete, altro esempio, battervi perché oltre ad accendere luci nei monumenti per sensibilizzare sui ‘grandi temi’, battano i pugni nelle partecipate, per non regalare acqua, importare rifiuti o svendere il territorio a multinazionali.

Dovete chiedere azione sui piccoli temi concreti, quelli che cambiano davvero la vita dei cittadini dei loro comuni e si ripercuotono poi a livello provinciale, regionale e nazionale (e ce ne sono tanti), perché non serve essere eletti sindaco per accendere la luce del municipio, ma serve esserlo quando da Venezia o da Roma arrivano brutte notizie che richiedono azione immediata e competenza. Non serve essere un sindaco per dire ‘Je suis Charlie Hebdo’ (o minchiate del genere), per quello basta fare un clic su facebook e convincersi di aver cambiato il mondo.

Care opposizioni, cari detrattori e cari competitors, sintonizzatevi sugli argomenti base della politica e se proprio dovete esprimervi, fatelo riportando  le discussioni su temi più elevati. In politica, manca proprio questo.

Anna Bianchini