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Piovene. “Dopo 60 anni, chiudo per lo scontrino elettronico”

Fa la parrucchiera nella sua Piovene Rocchette da quando aveva 9 anni ed è uscita a testa alta da tante difficoltà, ma davanti allo scontrino elettronico e alla ultima riforma fiscale del governo ha dovuto chinare  il capo e ha deciso di chiudere.

Veronica Manea ha 70 anni, ha da poco ricevuto un premio dall’amministrazione comunale per il suo impegno e l’attività a servizio della comunità, ma a giugno chiuderà le serrande per sempre e le ‘sue donne’, cioè quelle signore di una certa età che si affidano alle sue mani esperte, dovranno cercare un’alternativa.

“Questo governo sta mandano noi piccoli a put…, manca il rispetto per chi lavora – ha commentato Veronica Manea ed è la prima parolaccia che le esce dalla bocca in 70 anni – Non sono l’unica a chiudere per questa nuova legge, sarà un macello per le piccole botteghe”.

E in effetti da settimane, nei media nazionali si leggono sempre più notizie relative a negozi di paese che hanno chiudono, o stanno per chiudere per sempre.

Una rivoluzione digitale, che impone di comunicare al fisco quotidianamente le entrate, l’adeguamento della rete tecnologica e l’eventuale chiusura temporanea (per malattia o altre ragioni) dell’attività. Un cambiamento per giovani, ma non per gente di una certa età, che prevede anche dei costi ben più elevati di prima. 550 euro per il registratore, 100 euro circa l’anno per adeguamenti, chiamate per problemi tecnici a pagamento. “Una spesa non da poco, a cui si sommano tasse da capogiro su qualsiasi cosa, su incasso, partita Iva, iscrizione alla camera di commercio e altro – ha continuato Veronica Manea – Ci sono tasse che la gente nemmeno conosce, ma delle quali il governo dovrebbe tenere conto. E pii c’è un punteggio che viene attribuito alle attività, presumibilmente da gente che non ha mai lavorato in proprio e che se non è alto ti farà avere la guardia di finanza in bottega con una frequenza inaudita. Io ho una certa età, lavoro per non pensare ai lati negativi della mia vita, per dare

un servizio alle mie affezionate clienti, per arrotondare e non pesare sui miei figli. Ma non me la sento più di affrontare lo Stato, mi sento totalmente impotente. Se uno evade, è giusto che paghi, ma se uno lavora in modo onesto non può doversi trovare ad affrontare questi provvedimenti, presi solo perché il governo non è in grado di andare dai veri evasori. I negozi di quartiere non tengono aperto per fare soldi, ma per dare servizi, dovrebbero essere tutelati dalla politica”.

La protesta

Proprio per questo motivo, da Padova è partita la protesta, capitanata dal presidente di Ascom Veneto Patrizio Bertin e dalle istituzioni e che ha coinvolto 25 sindaci del territorio.

“Politici e rappresentanti istituzionali non possono lasciarci soli ad accettare di chiudere senza nemmeno tentare di combattere – ha commentato orgogliosa Veronica Manea – Ho cresciuto 5 figli in tempi difficili, mi sono trovata senza riscaldamento con una neonata in casa quando c’è stata la crisi del petrolio, ho lavorato fino al giorno del parto per tutte le mie 5 gravidanze. Ma è possibile che io debba chiudere perché chi governa, chi è pagato decine di migliaia di euro, non è in grado di trovare soluzioni sensate per combattere la lotta all’evasione? Aiutateci, facciamo qualcosa tutti insieme – ha concluso – Noi anziani siamo considerati una risorsa quando serve, non è giusto metterci da parte quando vogliamo fare la nostra parte per la società”.

Anna Bianchini