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Piovene. Motociclisti all’attacco: ‘Stanchi di essere accusati, abbiamo anche noi diritti’

‘Siamo stanchi di sentirci dire che roviniamo la montagna, nessuno vuole danneggiare i sentieri, eppure contro di noi è in atto una guerra spietata’. A parlare sono i ‘Motoalpinisti vicentini’, un appassionato gruppo di amanti del trial, una categoria del motociclismo fuoristrada ultimamente ai ‘disonori’ della cronaca. Contro i suoi estimatori l’accusa di creare in sella alle loro motociclette seri danni ai sentieri e alla montagna in generale.

Goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata per il gruppo la decisione di poche settimane fa del presidente del Gam di Piovene Rocchette Massimo Sperotto, che aveva fatto collocare a metà sentiero dei Girolimini al Summano una barriera di metallo per impedire alle moto il passaggio, ma non solo. A confermare quella che è secondo loro una crociata mediatica contro il motociclismo fuoristrada, anche il nuovissimo progetto di legge presentato in Regione da Cristina Guarda per modificare, con regole più restrittive verso i motociclisti, l’articolo 7 della legge regionale 31 marzo 1992, n. 14 ‘Disciplina della viabilità silvo-pastorale’.

I centauri del trial hanno così deciso di montare anche loro una protesta, stanchi di sentirsi sempre il dito puntato addosso, ed hanno scritto una accorata protesta alla Federazione motociclistica italiana (FMI) e alla sua federazione regionale. ‘Mai tra il nostro gruppo del trial – scrivono – nessuno si è azzardato a fare danni alla montagna, noi non usiamo enduro, che sono pesanti, i trial sono leggerissimi e poco impattanti sui sentieri, hanno inoltre una potenza limitatissima. Spesso chi va a camminare dimentica che a noi piace la montagna tanto quanto loro, ma magari non possiamo percorrerla a piedi per problemi di salute. Perché dobbiamo essere messi alla gogna solo perché anche noi vogliamo viverla? Siamo nel terzo millennio, è impensabile che la montagna sia una esclusiva dei camminatori, non si può mettere un divieto in ogni sentiero’.

Sottolineano poi che anche per loro il rispetto della montagna è la prima cosa. ‘Il nostro modo di vivere l’ambiente – proseguono –  coniugato alla pratica sportiva, non ci trasforma tutti in criminali che deturpano inutilmente l’ambiente, piuttosto pensiamo di poter essere una risorsa che contribuisce  alla conservazione dello stesso. Possibilità che tutta la popolazione, nel rispetto gli uni degli altri, dovrebbe secondo noi avere. Se poi ci fosse bisogno di andare in montagna a spegnere un incendio, o ad aprire o chiudere le gare importanti, i trial sono l’ideale, perché possono andare dappertutto. Noi vogliamo essere una risorsa per la montagna, non un danno. Anche gli animali non li abbiamo mai spaventati, se ne vediamo qualcuno ci fermiamo a guardarlo, finché non si allontana senza paura.’

La polemica non è finalizzata solo a protestare contro le persone che ‘non li vogliono’ sui sentieri, ma soprattutto alla mancanza di zone in montagna per poter vivere in pace la loro passione. ‘In Provincia di Vicenza non c’è praticamente niente, nessuno si pensa di investire in un settore che comunque vanta un discreto giro di affari. Se vogliamo fare qualcosa dobbiamo spostarci in altre provincie o addirittura in altre Regioni, dove hanno un’ottica diversa rispetto a questo sport. Tra poco tra l’altro arriveranno sul mercato anche i trial elettrici. Non chiediamo poi molto, solo dei percorsi che possiamo percorrere con il permesso della Forestale. E che la Federazione faccia infine chiarezza per non continuare ad alimentare questa conflittualità sociale, che sta prendendo sempre più forma’.

 

Marta Boriero