“Legalizzate la cannabis” , scrive la Dna nella relazione consegnata a Palazzo Madama. Il perché è esclusivamente di natura economica: l’azione di contrasto al consumo di droga ha costi eccessivi rispetto ai risultati ottenuti; l’uso di sostanze stupefacenti, in Italia come nel resto d’Europa, è sempre più dilagante. Tanto vale ridurre i costi e lasciare che chi vuole ne faccia uso.

Nella relazione viene sottolineato il gran lavoro degli uffici giudiziari e delle forze di polizia nella lotta al mercato illegale della cannabis. Per i magistrati della Dna, dunque, occorre “concentrare le risorse dello Stato finalizzate alla repressione dei reati su fenomeni più gravi e allarmanti del traffico di droghe leggere”.

Altro aspetto di cui occorre tenere conto è il colpo al mercato della droga che verrebbe inferto da tale liberalizzazione. Basti pensare che nella sola Europa, il rapporto dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, dell’aprile 2017, stima quel mercato in 24 miliardi di euro.

Ecco, dunque, divenire necessario un accordo tra vari stati dell’UE, per evitare il pericolo contrabbando. Dovrà essere un percorso univoco di legalizzazione e, laddove il mercato illegale dovesse persistere, come avvenuto in alcuni stati europei in cui l’uso di cannabis è consentito, occorre intervenire con una politica fiscale che non ‘infierisca’ sul consumo. In pratica: tassare la droga leggera nella giusta misura, senza eccessi, affinchè chi la spaccia illegalmente non abbia di che guadagnare vendendola a prezzo notevolmente ribassato.

Peraltro, per allargare il mercato dei consumatori i trafficanti tendono sempre ad abbassare i prezzi, anche di droghe pesanti. Se la cocaina fino a qualche anno fa era una sostanza utilizzata solo dalle classi sociali elevate oggi è consumata da tutti indistintamente. Le microdosi sono accessibili a tutti. Ormai con meno di 20 euro si acquista, per esempio, una dose da 0,20 grammi di cocaina. Le droghe però sempre più spesso vengono tagliate in modo approssimativo o casuale con l’aggiunta di sostanze altamente dannose per l’organismo, come ad esempio stricnina, chinino e borotalco.

E allora, per quanto appaia ovvio che la droga legale avrà comunque un maggior costo, il consumatore ha dalla sua la certezza della qualità di quello che acquista, oltre che la serenità di non doversi rapportare con il sottobosco criminale che ruota attorno allo spaccio di droga.

Infine, basti sapere che la cannabis risulta ancora la sostanza illecita più diffusa in Europa e responsabile del 45% dei trattamenti per tossicodipendenza. Tra i 15 e i 64 anni, 93 milioni di europei ( più di 1 su 4) hanno fatto uso di droga almeno una volta nella vita. La maggioranza ha provato la marijuana o l’hashish: 88 milioni di persone contro 17,5 di coloro che fanno uso della cocaina. Poi vengono le droghe sintetiche: i 14 milioni che hanno assunto almeno una volta l’Mdma, e i 12,6 le anfetamine.

Ormai, dunque, è un mercato inarrestabile, con il quale, per assurdo, si può solo convivere, cercando di limitarne i danni. Ecco perché si dovrebbe puntare a un percorso di legalizzazione comune all’intera Europa.

Ma il parlamento italiano tentenna ancora, a due anni dalla proposta. Eppure secondo un sondaggio Ipsos, il 73% degli italiani è a favore della legalizzazione della marijuana. Eppure, oltre 200 parlamentari hanno già firmato in calce alla proposta di legge. Non basta all’ex premier Matteo Renzi, che nei giorni scorsi ha detto che il provvedimento non passerà.

Insomma, non c’è intesa tra la maggioranza e l’Italia, con il 19% di prevalenza di consumo nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, è il secondo Paese in Europa per l’uso di cannabis tra i giovani, dopo la Francia.

L’azione di contrasto è ardua, costosa e improba di fronte a questi numeri, oltre che meno sicura per la salute degli assuntori che, legale o no, la consumano.

Patrizia Vita