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Liceo del Made in Italy: arredo, ceramica e aerospazio, al via le iscrizioni. Presidi: “Poco tempo”

Tra pochi giorni apriranno le preiscrizioni al liceo del Made in Italy. Lo ha annunciato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, oggi a Firenze per la prima giornata di Pitti Immagine Uomo.

“Tra pochi giorni si apre la preiscrizione al liceo del made in Italy, che sarà in attività dall’autunno di quest’anno per l’anno scolastico 2024-25”. Ha detto Urso a margine dell’iniziativa. “Con il ministro Valditara- prosegue- lanceremo una campagna per far sapere ai nostri giovani e alle famiglie che si possono già iscrivere” a un liceo “che formerà le professioni necessarie alle filiere strategiche, a cominciare dalla moda, quindi dell’abbigliamento. Ma penso anche all’arredo, alla ceramica italiana” e a settori “più innovativi, come l’aerospazio”. A poter presentare entro il 15 gennaio la richiesta per avviare il nuovo percorso sono le scuole che abbiano già il liceo delle scienze umane con indirizzo economico-sociale. Ma per i dirigenti scolastici è una corsa contro il tempo. E molti stanno decidendo in questi giorni di rinviare al prossimo anno.

Presidi dubbiosi

Francesca Di Liberti, capofila della rete dei licei economico-sociali del Piemonte, confessa: “Siamo ancora in alto mare”. Anche il suo collegio dei docenti deciderà a breve sul da farsi, ma prendendo atto di molte incognite, legate alla mancanza di indicazioni nazionali e ad un quadro orario che si ferma solo al biennio. “Il collegio dovrebbe deliberare a scatola chiusa – ammette Di Liberti. Soltanto il 28 novembre si sono avute la nota e le modalità con cui verranno attivati i nuovi licei e questo rende difficoltosa l’approvazione». Eppure Di Liberti è convinta che lo spazio per un nuovo liceo ci sarebbe e le famiglie durante gli open day hanno mostrato interesse chiedendo informazioni. “Ci dispiace che ci sia così poco tempo, perché quello del liceo del made in Italy proporrebbe agli studenti un altro volto dell’economia rispetto al liceo economico-sociale. Ed entrambi sarebbero necessari allo sviluppo del nostro Paese: uno con un’impronta più umanistica, l’altro tarato più sul versante produttivo e imprenditoriale. Saremmo stati contenti se ci fosse stato dato più tempo”.