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Scuola, la polemica: “Disabili e ragazzi con problemi divisi dai normodotati”

Cerebral palsy are lifelong conditions that affect movement and co-ordination, caused by a problem with the brain that occurs before, during or after birth.

Nel 2024, un ritorno alle scuole speciali sembra un’idea quasi provocatoria, specialmente se proposta da un editorialista di prestigio come Ernesto Galli della Loggia. Tuttavia, la sua recente proposta di creare classi differenziate nelle scuole italiane, segregando studenti “disturbatori”, stranieri, e con difficoltà di apprendimento, ha acceso un importante dibattito sull’inclusione e l’efficacia del sistema educativo attuale. Galli della Loggia suggerisce di dividere gli studenti in base a talenti e problematiche di apprendimento. Questa visione, però, sembra ignorare i progressi normativi e pedagogici compiuti negli ultimi cinquant’anni, epoca in cui la segregazione educativa era la norma. In quei tempi, molti studenti stranieri o con disabilità erano esclusi dalla vita scolastica, un approccio impensabile nella società multiculturale e inclusiva di oggi. Dai dati recenti emerge che gli alunni non italiani, con disabilità o disturbi specifici di apprendimento (Dsa) sono in realtà la parte in crescita del corpo studentesco. Questi studenti rappresentano oltre un milione e mezzo di iscritti, a fronte di un calo degli iscritti “normodotati”. L’analisi suggerisce che il problema delle scuole italiane non sia tanto la presenza di questi alunni, ma piuttosto una crisi complessiva del sistema educativo. Inoltre, nei licei, dove la presenza di studenti stranieri o con sostegno è minore, si osserva comunque un declino delle competenze e delle conoscenze. Questo indica che la suddivisione degli studenti in base alle competenze non garantisce necessariamente un miglioramento della qualità dell’istruzione. Creare classi speciali o ghetti, come suggerito da Galli della Loggia, non solo sarebbe un passo indietro rispetto ai progressi compiuti in termini di inclusione e integrazione, ma potrebbe anche portare a una sconfitta culturale e umana. La crescita degli studenti deriva dall’interazione e dal confronto con la diversità, sia essa culturale, sociale o legata a difficoltà specifiche. Infine, l’idea di segregare studenti con esigenze diverse va contro le direttive dell’Unione Europea, che incoraggia la riduzione del numero di studenti che non completano gli studi. Una scuola basata sull’inclusione e sulla condivisione è fondamentale per garantire un’istruzione equa e di qualità a tutti, rispettando la diversità e promuovendo l’interazione tra individui diversi. In conclusione, l’editoriale di Galli della Loggia solleva questioni cruciali sulla natura e gli obiettivi dell’educazione moderna. Tuttavia, la risposta a queste sfide non risiede nella segregazione, ma nell’approfondimento e nel rafforzamento di un sistema scolastico che valorizzi l’inclusione, la diversità e l’uguaglianza di opportunità per tutti gli studenti.

Chi teme che la presenza in classe di allievi disabili o con bisogni speciali rallenti la formazione degli altri, “parla sulla base di presupposti che non sono quelli previsti dall’ordinamento italiano: la scuola non deve riempire i cervelli con più nozioni possibili. L’ordinamento italiano prevede altro. La scuola non ha e non deve avere l’obiettivo di riempire la testa degli studenti, non ci interessa una testa ben piena ma una testa ben fatta”. A dirlo è il presidente di Anp, Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, a Radio Cusano Campus.

“La scuola Italiana – spiega – ha abbandonato da tempo questo atteggiamento e punta su altro, innanzitutto sull’inclusione.
Chi pensa che chi è meno fortunato deve stare indietro è sostanzialmente un antidemocratico. Rimpiangere quella organizzazione significa rimpiangere un tempo in cui le cose erano diverse. La scuola deve essere inclusiva. Bisogna fare di tutto perchè tutti gli studenti conoscano il successo formativo ma poi il punto è fare anche in modo che i ragazzi crescano crescano nel rispetto dei valori democratici, del rispetto reciproco, che amino la cultura. Dovremo convincerci che i giudizi sulla scuola debbano farli chi la scuola la vive.
L’autore dell’articolo ha una visione sociale che non è la mia e della stragrande maggioranza di chi è nella scuola”, ha concluso Giannelli.

V.R