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Selfie stick: l’autoscatto perfetto per i ‘malati di selfite’

 

di Roberta Puglisi

 

Seduta al tavolo di un ristorante, la mia attenzione viene catturata da un gruppo di persone, over 40, sedute al tavolo accanto.

 

Resto strabiliata, perchè una gentil signora, dalla sua bella borsa firmata, esce, come Mary Poppins, un aggeggio, che da piccolo piccolo, come per magia, sotto i miei occhi, diventa di una lunghezza improponibile, come un manico di scopa. Rido. Ma che cosa sarà mai? Il dubbio viene sciolto in pochissimo tempo, ed esattamente quando il bel gruppo di amici si stringe per una foto ricordo. Il bastone è tenuto dalla leggittima proprietaria, nel terminale è ancorato il telefono cellulare, pochi secondi e parte l’autoscatto, un click e la foto è bella e fatta, pronta per essere pubblicata sui social network.

 

Sono così finiti i tempi di ” Scusa, ce la faresti una foto?”

 

Ormai è boom di vendite del bastone per selfie, il selfie stick, oggetto di moda che sta invadendo il mondo. Divenuto ormai un must, il bastone ha fatto registrare vendite da record. Non c’è età, l’asta è per tutti, perchè pubblicare i selfie, per comunicare alla rete virtuale ogni momento della propria esistenza, è diventata una regola. Criticabile o no, contrari o a favore, il bastone è diventato un oggetto indispensabile per milioni di persone nel mondo. Ma, nonostante per il Time sia una delle 25 migliori invenzioni del 2014, c’è chi considera il selfie stick, un pessimo risultato raggiunto dall’Umanità.

 

In realtà, il bastone soddisfa la sete di selfie, vocabolo sconosciuto sino a qualche tempo addietro, ma che nell’agosto del 2013, viene definito dall’ Oxford English Dictionary come «Una fotografia di sé stessi, tipicamente ripresa con uno smartphone o una webcam e caricata su un social network>>. Ma che cosa impressiona di piu, il bastone o il selfie?

 

Nato il fenomeno dei selfie, viene studiato l’aspetto psicologico di chi invade con i propri scatti le piattaforme sociali: ragazzine con i il sedere di fuori o con le tette al vento, over 40 strizzate e in bella mostra in tutte le salse, selfie che raccontano intimità, come vanto dei propri prodigi sessuali.

 

Quello che sostanzialmente emerge dagli studi effettuati dagli psicologi, è chiaro e unanime: si tratta di un disturbo mentale, di profonda insicurezza. Sarà vero? Non si sa, speriamo di no, perchè se questo fosse il criterio, ci sarebbe un mondo di malati.

 

Intanto però, l’ossessione dell’autoscatto, rientra in una nuova patologia chiamata “Selfitis”, che tradotto in italiano significa “Selfite”.