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Stop agli spettacoli, imprenditore suicida a 41 anni: “Non è un comparto sacrificabile”

Omar Rizzato si è ucciso a 41 anni, nella sede della sua azienda specializzata nell’allestimento per gli spettacoli e i grandi eventi, in provincia di Padova. Un comparto chiuso a causa del covid e di cui si parla sempre troppo poco.

“Il governo agisca in fretta”, è il commento dell’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, che ha voluto esprimere vicinanza alla famiglia.

“È un brutto periodo per molti, soprattutto ci sentiamo abbandonati a noi stessi – aveva raccontato il fratello Ermes alla stampa – e di questo Omar era molto preoccupato”.

Uno shock per i colleghi, per i suoi amici nel gruppo ‘Maestranze dello spettacolo veneto’, che hanno protestato e dedicato all’amico un post nella loro pagina social: “Omar era uno di noi, un pezzo della nostra grande famiglia dello Spettacolo. Un amico generoso, buono e gentile. Non conosciamo le ragioni che gli hanno fatto premere il grilletto. Ma sappiamo benissimo le condizioni generali in cui si trovava. Assenza di prospettive, una vita persa nel buio dopo tanta fatica, nessun riconoscimento, nessuna dignità. Ristori che non arrivano, liquidità mancante e gli F24 che comunque bisogna pagare come l’affitto del capannone, l’assicurazione della motrice. E la preoccupazione sui suoi ragazzi. ‘Sto perdendo i miei ragazzi – diceva – giustamente si cercano un altro lavoro e io senza di loro sono finito'”.

“Il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento sembra oggi figlio di nessuno, quasi fosse tra i comparti ritenuti sacrificabili perché, forse, considerato meno nobile o meno meritevole di tutele di altri – ha sottolineato Elena Donazzan – Non voglio rivivere la stagione che portò il Veneto ad essere maglia nera per i morti da crisi economica: erano gli anni 2009-2010, un biennio terrificante per l’economia veneta, che vide un numero impressionante di imprenditori togliersi la vita. In molti casi quelli furono gesti drammatici, dettati da un eccesso di dignità. Dignità che in Veneto parla il linguaggio del lavoro, dell’autodeterminazione di sé, dell’aspettativa di vita per la propria famiglia e per la propria comunità. Conobbi personalmente più d’uno di questi imprenditori. Li incontrai perché si rivolsero alla Regione del Veneto, in particolare al mio assessorato, per cercare aiuto. Sono le stesse telefonate che riceve in questi giorni la mia segreteria, segnale di una disperazione montante. Ad inquietarmi ancor di più è l’impennata di richieste di aiuto rivolte tramite l’apposito numero verde al Centro Anti-suicidi del Veneto, il servizio creato dalla Regione nel 2012 per fronteggiare i casi degli imprenditori che si toglievano la vita a causa della crisi economica. Con l’Unità di crisi della Regione del Veneto trattiamo quotidianamente le situazioni di imprese con migliaia di lavoratori, confrontandoci con imprenditori sempre più stanchi e sfiduciati – ha concluso l’assessore – Mi  auguro che il governo Draghi realizzi in fretta la gravità della situazione economica, perché senza lavoro non c’è vita, e nessuna vita è sacrificabile: concetto che vale per gli anziani nelle case di riposo, per i malati negli ospedali e per gli imprenditori nelle loro aziende”.

di Redazione Altovicentinonline