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Malo-Schio, violenza continua. Prima l’ex compagna poi la madre: 40enne va in carcere

Si sono aperte le porte del carcere di Vicenza per Jarno Carnè, 40enne di Malo. A fare scattare nuovamente le manette ai suoi polsi le botte con cui avrebbe infierito, negli ultimi due mesi, sulla madre che lo ‘ospitava’ ai domiciliari perché per 15 anni aveva perseguitato, e avrebbe anche tentato di strozzare, l’ex compagna. Una spirale di violenza innescata a discapito delle due donne della sua vita: prima l’ex compagna e poi la madre. Per lui il Tribunale di Vicenza ha disposto l’ordinanza di carcerazione, eseguita dai carabinieri della Stazione di Malo che lo hanno portato alla Casa Circondariale berica. Il provvedimento è scaturito a seguito delle indagini condotte dai carabinieri maladensi per i maltrattamenti commessi da Canè nei confronti della madre tra giugno e agosto. L’uomo si trovava infatti agli arresti domiciliari nell’abitazione materna dal 5 febbraio 2019 a causa di comportamenti violenti e vessatori posti in essere verso la ex-compagnia e su cui avevano indagato sempre i Carabinieri della Compagnia di Schio.

una violenza continua
Ossessione e violenza tra Malo e Schio. Mix di un rapporto di coppia, quello tra Canè e l’ex compagna,iniziato più di 15 anni fa e sfociato uanche nel tentativo di uccidere lei. Una famiglia che cresce con la nascita di due figlie. Una donna che tante volte finisce all’ospedale, tra naso e timpano rotti, ma non solo. Troppe le botte prese dal suo compagno, spesso imbottito di droga, che portano la donna a denunciarlo ma soprattutto a chiedere aiuto. In suo soccorso i carabinieri di Schio, mentre l’uomo finisce anche ai domiciliari poco più di un anno fa, quando tentò di strangolarla perché lei rifiutò un rapporto sessuale. Ma in lui, a quanto pare, la ‘mania’ per la compagna si alimenta. Spingendolo ad entrare in casa di lei, mettere tutto a soqquadro e lasciandola chiusa fuori. Arrestato dai militari dell’Arma della Stazione di Schio Jarno Canè, maladense di 40 anni, torna ai domiciliari dalla madre.

Pur con tutte le ordinanze disposte dal Tribunale di Vicenza, per tutelare la donna, il 40enne non avrebbe mai cessato di perseguitarla. Tanto da introdursi anche nell’abitazione della donna, buttando tutto all’aria e impedendole alla anche di entrare. Un atto, tra i tanti, che ha fatto scattare le manette ai polsi di Canè per atti persecutori e maltrattamento verso i familiari conviventi, con l’applicazione degli arresti domiciliari, per l’ennesima volta, nella casa della madre a Malo.Jarno Canè, maladense 40enne, ha infatti mantenuto una condotta aggressiva nei confronti della sua compagna, e madre dei suoi due figli, per quasi 15 anni. Tutto ha avuto inizio nel 2004 quando, già dopo i primi mesi della loro relazione, Canè aveva dimostrato di essere una persona violenta arrivando, dopo diversi litigi, a rompere il naso della donna con un pugno. Da lì e fino al 2014 è stato un susseguirsi di aggressioni che avevano portato la donna a sporgere circa venti denunce, tutte però ritirate di volta in volta.
Dopo l’ennesima aggressione che aveva danneggiato il timpano della vittima, e anche a causa dello stato di tossicodipendenza in cui il 40enne versava, lo stesso nel 2017 si era sottoposto ad un percorso terapeutico-riabilitativo in una comunità vicino a Lecce e, al suo ritorno, la compagna aveva deciso di accoglierlo nuovamente in casa confidando in un reale cambiamento dei suoi comportamenti.
Una pace in famiglia durata sino al maggio del 2018, quando Jarno Canè cade in depressione: aveva smesso di lavorare e ripreso a rimpiere di botte la compagna. Una sera di agosto era arrivato a cacciarla di casa costringendola a dormire in auto e, al suo tentativo di rientrare nell’abitazione, l’aveva malmenata e aveva strattonato anche le figlie minori che stavano tentando di difendere la madre.
I mesi successivi l’uomo aveva trascorso la maggior parte delle proprie giornate alternandosi tra sonno e manifestazioni di atteggiamenti ossessivo – possessivi nei confronti della vittima. Il momento peggiore si è avuto quando il 4 gennaio del 2019, quando tentò di ucciderla stringedo le sue mani sul collo della donna, ‘rea’ di avere rifiutato un rapporto sessuale.  A quel puntò la vittima aveva deciso di denunciarlo nuovamente, facendosi refertarele ferite ricevute. I Carabinieri della Stazione di Schio, vista la gravità dei fatti ed il pericolo per l’incolumità della donna, provvidero a raccogliere il più velocemente possibile tutte le prove a supporto delle denunce della donna, comprese le dichiarazioni dei vicini, richiedendo al competente G.I.P., d’accordo con la Procura di Vicenza, l’emissione d’urgenza di un provvedimento idoneo a tutelare la donna e sanzionare i comportamenti dell’uomo, ma non solo. Pur di tulare la donna i carabinieri di Schio la fecero anche alloggiare in un albergo. Nascondoglio, purtroppo, scoperto dall’uomo tramite la geolocalizzazione del cellulare. Infine l’ordinanza del tribunale berico che lo metteva ai domiciliari, a Malo, in casa della madre.

Una madre che diventa la sua nuova vittima, con atti violenti sfociati negli ultimi due mesi: arrivando a picchiarla. Per questo, come ultimo fatto grave, Jarno Canè è finito in carcere.

di Redazione AltovicentinOnline