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Schio-Malo. Maxi blitz antidroga, 10 arrestati. Video

Maxi blitz antidroga dei carabinieri tra Malo e Schio. Stroncate due piazze di spaccio in mano a struttura nordafricana: in un solo anno quasi 400mila il giro d’affari. In 10 sono finiti in manette nella maxi operazione che ha visto coinvolti 100 militari dell’Arma. La droga venduta nei parchi frequentati dai bambini o tra le corsie di un supermercato. Anche sesso tra spacciatore e cliente come ‘merce di scambio’ per pagare la dose.  Tra uno degli arrestati l’ombra di ‘Cult Maphite’, la mafia nigeriana.

Un sodalizio criminale attivo nelle due piazze di Schio e Malo che ha dato avvio ad altrettante indagini, denominate ‘Castello’ e Montecio2’. Quasi dodici i mesi che hanno visto gli uomini del Norm di Schio impegnati a seguire ogni singolo movimento degli spacciatori. Registrando le loro attività, fatte prevalentemente a piedi o in bici, fingendo di fare attività sportiva nei parchi mentre aspettavano solamente il cliente col quale avevano appuntamento.  Un lavoro di investigazione vecchio stampo, con analisi dei tabulati telefonici e pedinamenti oltre al raccogliere informazioni dei clienti. Ma prezioso è stato anche l’aiuto di alcuni cittadini, pronti a segnalare la presenza di chi vendeva droga anche vicino ai parchetti dove giocano i bambini.
In dieci quindi sono stati arrestati, 9 origini nigeriane ed 1 gambiana. Tutti responsabili di una pluralità di azioni di spaccio e detenzione a fini di spaccio di stupefacente  e fermati in  esecuzione di mirate ordinanze di custodia cautelare emesse dai GIP del Tribunale di Vicenza, Dott. Roberto Venditti e Dott.ssa Barbara Maria Trenti.
Le attività, che hanno visto anche la perquisizione di 13 appartamenti, sono state condotte da 100 militari del Comando Provinciale di Vicenza, con il supporto di un’unità cinofila della Stazione CC. A.M. di Istrana e di 4 Squadre di Intervento Operativo del 4° Battaglione CC. “Veneto” e hanno registrato anche l’esecuzione di ulteriori 8 arresti in flagranza di reato per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente, eseguiti a carico di 3 destinatari dei provvedimenti cautelari, nonché di altri 5 cittadini nigeriani, S.M., J.A. e I.A, tutti classe ’95 e O.C. e E.T., entrambi classe ’91, ( tutti trattenuti in camera di sicurezza per il rito direttissimo, tranne I.A., condotto in carcere) con il sequestro complessivo di circa 70 gr. di eroina e 30 di cocaina (in ovuli e dosi) e 500 euro in contanti.
I provvedimenti restrittivi scaturiscono da due indagini, denominate “Castello” e “Montecio 2”, condotte da ottobre 2019 ad agosto di quest’anno, dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Schio, sotto la direzione e il coordinamento della Procura della Repubblica di Vicenza – Sostituti Dott. Blattner e Dott. Corno – con le quali sono state perseguite le attività illecite commesse da due sodalizi criminali operanti nelle città di Schio e Malo. L’esecuzione delle misure, su precisa indicazione della Procura, è stata condotta in contemporanea atteso che, pur essendo le investigazioni formalmente non collegate, è stata riscontrata una conoscenza diretta tra alcuni dei soggetti coinvolti e, pertanto, due distinti interventi avrebbero potuto compromettere il buon esito dell’attività nel suo complesso.

4 le teste a Malo con l’indagine ‘Montecio2’
Naturale prosecuzione della precedente ‘Montecio’, l’indagine ‘Montecio2’ ha portato all’arresto del nigeriano Pedro Osaro, 23 anni, dei connazionali Martins Aleogho 33 anni, Paul Audu 23 anni e di Brahima Bojang 21 anni originario del Gambio.  Sui 4 pende l’accusa di avere venduto cocaina ed eroina per oltre 200mila euro in un solo anno, non facendosi scrupolo di smerciare le dosi in luoghi delicati, frequentati dai giovani e dalle famigliole, come la biblioteca, il parco giochi del Montecio e il ponte degli Alpini. Ma non solo. Osaro e Aleogho avrebbero anche cercato di ottenere del sesso facile da una loro cliente. Un’investigazione che ha permesso ai Carabinieri di accertare come, da circa due anni, il territorio comunale di Malo fosse teatro di una stabile e strutturata attività di spaccio di sostanze stupefacenti, gestita da compagine di origine centrafricana che operava nel più completo disprezzo non soltanto della legge penale, ma anche di elementari norme di convivenza civile: i luoghi privilegiati per concretizzare le cessioni di droga ai tossicodipendenti erano infatti spazi di aggregazione giovanile, con una particolare predilezione per i parchi gioco per l’infanzia. Le indagini del Norm di Schio, avviate a seguito di riscontri informativi, confortati anche da alcune segnalazioni di cittadini, comprensibilmente esasperati dalle situazioni di degrado, si sono inizialmente basate su mirati servizi di osservazione nei pressi dei luoghi noti come quelli ove avvenivano le cessioni. La bontà delle informazioni ricevute era stata immediatamente confortata dall’avvistamento di uno dei futuri indagati, Pedro Osaro, che già il 28. Settembre dello scorso anno era finito in manette sempre per spaccio.

Schio, operazione ‘Castello’: manette per 6 nigeriani
In poco meno di dodici mesi si sono divisi oltre 170mila euro. Soldi frutto dello spaccio, oltre ad alcune prestazioni sessuali in cambio di droga. Queste le accuse in capo ai 6 nigeriani: Moses Imoboh, 20 anni, Elvis Odiase 35 anni, Godstime Abumen 24 anni, Kelvin Joseph 26 anni, Agustine Ndidi Proper 23 anni e Samuel Uyi di 23 anni. L’indagine ‘Castello’ svolta dai Carabinieri ha evidenziato come, durante i mesi del primo lockdown, alcuni soggetti di origine nigeriana abbiano portato avanti una capillare attività di spaccio in diverse zone della città di Schio. A marzo, in particolare, i militari dislocati sul territorio, monitorando attraverso svariati servizi di osservazione degli assuntori ben noti all’Arma locale, hanno appurato che alcuni di loro, dopo essersi riforniti di sostanza stupefacente, si ritrovavano presso i bagni pubblici del Parcheggio sotterraneo “Dalla Costa” per farne uso. Seguendo a ritroso i loro movimenti sono riusciti, pertanto, ad individuare i presunti spacciatori; i quali, sovente, approfittavano delle mascherine indossate per celare le dosi di stupefacente, sfilandole all’atto della compravendita o occultandole in bocca.

Le investigazioni sono andate avanti per mesi, dimostrando, con l’analisi dei tabulati telefonici, testimonianze rese da assuntori fermati poco dopo l’acquisto di sostanze stupefacenti e numerosissimi pedinamenti, i forti legami tra le persone arrestate, che sempre hanno agito con ottima sinergia. Le modalità di cessione cambiavano a seconda di chi fosse il compratore: sovente in città (principalmente nelle zone della Valletta, del Castello, di Magrè e del Cimitero) gli indagati li incontravano velocemente a piedi o in bici, fingendo di svolgere attività fisica, o salendo in auto simulando di accettare un passaggio. In altre occasioni, invece, le cessioni venivano effettuate tra le corsie di qualche supermercato o direttamente negli appartamenti degli spacciatori. La diversificazione imprevedibile delle modalità di commissione dei reati, nonché la capacità degli indagati di intercambiarsi velocemente a seconda delle esigenze e delle richieste pur di soddisfare la clientela, hanno reso particolarmente difficili le indagini, soprattutto dal punto di vista delle osservazioni e dei pedinamenti. Il contatto con i clienti era tale che, al fine di mantenere alto il numero di vendite giornaliere, i clienti che non si facevano vedere per diverso tempo venivano chiamati dagli stessi spacciatori: se non ci fosse stato il denaro per pagare la dose sarebbero andati bene anche i cellulari dati in pegno.

Infine uno degli indagati, Godstime Abumen nello scorso luglio era  già stato raggiunto da un provvedimento cautelare della Procura di Catania- Direzione Distrettuale Antimafia, poiché ritenuto gravemente indiziato di far parte di un’associazione per delinquere di tipo mafioso a matrice straniera denominata “m.a.p.h.i.t.e.”, finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, cessione di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, contraffazione e alterazione di documenti ai fini della permanenza clandestina sul territorio dello stato.

di Redazione AltovicentinOnline