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In Veneto si continua a morire sul posto di lavoro

Tra gennaio e aprile 2022, in Veneto, le denunce di infortunio sul lavoro sono state 30.816, contro le 21.289 dei primi quattro mesi del 2021 (+44,75%). Gli infortuni mortali sono poi passati dai 26 dello scorso anno ai 27 di questo, e le denunce di malattia professionale sono state 1.164, contro le 1.113 del primo quadrimestre 2021. A presentare i dati sono stati  i segretari di Cgil, Cisl e Uil del Veneto, Tiziana Basso, Gianfranco Refosco e Roberto Toigo,  all’assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls e Rist) e dei delegati, in fiera a Vicenza.
“Proprio nei giorni scorsi si sono verificati quattro incidenti mortali; uno al porto di Venezia, uno a Porto Viro, uno a Sottomarina di Chioggia, l’ultimo in ordine di tempo a Chiampo, in provincia di Vicenza. Non possiamo dunque permetterci alcun indugio nel mettere in campo tutte le misure necessarie, a partire dall’attuazione del Piano regionale”, affermano Basso, Refosco e Toigo. “La soddisfazione nel vederlo finalmente approvato e, lo scorso 2 maggio, sottoscritto, non può farci dimenticare neanche per un momento quanto impegno occorre per renderlo efficace”, continuano i segretari dei sindacati regionali riferendosi al Piano regionale.

“Serve anzitutto definire un impiego chiaro e preciso delle risorse economiche, che devono diventare strutturali e non rimanere più connesse al mero pagamento delle sanzioni”. Sono dunque “necessari la condivisione di standard minimi nelle modalità di esecuzione dei controlli, il rafforzamento della direzione regionale della prevenzione in tutte le sue articolazioni, il potenziamento della formazione specifica delle figure competenti e un aumento delle loro retribuzioni, spesso troppo poco competitive rispetto al privato”.

Infine, “serve avviare e cofinanziare una campagna straordinaria di formazione congiunta delle lavoratrici e dei lavoratori, a tutti i livelli di mansione e responsabilità, come dei dirigenti e dei datori di lavoro, a partire dalle aziende dei settori a più alta esposizione di infortuni”, concludono.