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Ipab-La Casa. Cgil, Cisl, Uil e bando dell’Ulss 7: ‘Pubblico penalizza il pubblico’

6.700 ore di assistenza in meno: è quanto prevede il bando di gara pubblicato dall’ULSS 7 Pedemontana per la gestione delle strutture residenziali di Montecchio Precalcino, attualmente affidate all’Ipab La Casa, che complessivamente ospitano oltre 130 pazienti, anziani non autosufficienti o con problematiche di tipo psichiatrico. Nel fissare il livello di assistenza richiesto, infatti, il nuovo bando prevede un taglio di ben 6.700 ore l’anno per quanto riguarda la presenza degli operatori, cosa che non può che ripercuotersi negativamente sul modo in cui i pazienti saranno presi in carico.

Ad aggravare il quadro vi è inoltre la considerazione che ai partecipanti al bando non è richiesto l’utilizzo di personale con specifiche competenze nella gestione di pazienti psichiatrici: potenzialmente chi vincerà l’appalto potrà utilizzare personale senza alcuna esperienza o abituato a lavorare in altri contesti meno problematici. Molti dei pazienti ospitati nella struttura di Montecchio Precalcino, al contrario, evidenziano condizioni di aggressività – con casi ripetuti di aggressioni a operatori socio-sanitari e infermieri – e altre problematiche che richiedono la presenza di personale esperto e adeguatamente formato.

Alla luce di queste considerazioni, non si capisce come la Direzione dell’ULSS 7 Pedemontana possa parlare di un bando che premia la qualità della proposta assistenziale.

A questo si aggiunge inoltre la questione del contratto di lavoro che sarà applicato: il Codice degli Appalti, infatti, avrebbe consentito il mantenimento degli standard attuali, in alternativa all’applicazione del contratto nazionale di lavoro delle cooperative.

Questa scelta da parte dell’ULSS 7 Pedemontana – se il bando non sarà modificato – renderà di fatto impossibile una reale e corretta competizione tra soggetti pubblici e privati, se non sul piano meramente formale: rispetto ai costi attualmente sostenuti dall’Ipab La Casa, infatti, non è stato considerato l’incremento del costo del personale a seguito del rinnovo contrattuale, né altri costi fissi come le sostituzioni temporanee del personale per maternità e malattia. Così, sulla carta al bando possono partecipare i più diversi soggetti pubblici e privati, ma la base d’asta rischia di essere appetibile solo per soggetti che applicano gli standard qualitativi assistenziali più bassi.

A queste condizioni, anche la clausola di salvaguardia del personale attualmente impiegato dall’Ipab La Casa si configura come una terribile beffa per i lavoratori, che rischiano di essere chiamati a scegliere tra la perdita del posto di lavoro oppure continuare a svolgere lo stesso lavoro, estremamente delicato e pesante anche sul piano psicologico, a condizioni molto peggiori. Siamo convinti che chi per anni ha assistito gli oltre 130 pazienti della struttura di Montecchio Precalcino e dialogato ogni giorno con i loro familiari meriti un trattamento migliore.

Allo stesso tempo, le criticità relative a questo bando riportano alla stretta attualità il tema dell’inquadramento ormai inadeguato delle Ipab: la Regione Veneto è l’unica insieme alla Sicilia a non avere ancora emenato una legge di riforma delle case di riposo. Più volte CGIL, CISL e UIL hanno richiamato l’attenzione sull’urgenza di questo provvedimento, indispensabile per garantire ai circa 33 mila ospiti delle 407 strutture residenziali del Veneto un’assistenza più completa e allo stesso tempo più flessibile rispetto ai bisogni dell’individuo.

Vogliamo ricordare a tal proposito che attualmente la situazione del settore è paradossale: l’aliquota IRAP che oggi grava sulle IPAB, è più che doppia rispetto a quella applicata alle strutture private che svolgono i medesimi servizi. In pratica il pubblico penalizza il pubblico. Ed è ormai palese che non riformare il settore, corrisponde a una precisa scelta politica: privatizzare l’assistenza ai cittadini non autosufficienti. Che deve invece rimanere pubblica, sia perché le Ipab sono il frutto dei lasciti dei cittadini, sia perché esse svolgono un servizio essenziale e destinato a essere sempre più delicato e strategico con il progressivo invecchiamento della popolazione.

a cura di Cgil, Cisl e Uil