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La crisi del matrimonio: il crollo di un’istituzione

(Ami) I dati diramati dall’ISTAT sono impietosi. Crolla il mito del matrimonio in Italia.

Nel 2020, in piena pandemia, si è registrato il minimo storico di matrimoni (96.841). Nel 2021 il dato si è raddoppiato, ma sempre in numero inferiore rispetto al 2019 che furono circa 200.000.

Balza agli occhi il dato del 2020 e cioè che i matrimoni religiosi sono diminuiti in modo impressionante (-67,9%) e i primi matrimoni (-52,3%).

Sempre nel 2020 sono diminuite le unioni civili (della coppia stesso sesso) con un trend che si assesta a -33%. I primi matrimoni nel 2020 sono 69.743 (meno della metà del 2019).

Crolla il matrimonio nel Sud, da sempre roccaforte di questo istituto (-54,9%), nel centro (-46,1%) e nel nord (-40,6%).

Sono diminuite le prime nozze con lo sposo in età tra 30 e 39 anni e la sposa fino ai 39 anni.

Quasi un matrimonio su cinque è misto, cioè con uno/a sposo/a straniero/a (18.832), con un calo del 44,9% rispetto al 2019.

Si è registrato un calo della nuzialità tra i giovani rispetto al 2019 (-54%) fino a 34 anni, mentre a partire dai 35 anni il calo è del 49,5% per gli uomini e del 45% per le donne.

Sono in aumento le coppie di fatto (1.400.000). Un figlio su quattro nasce da coppie non coniugate.

È evidente che l’Italia stia vivendo un momento sensibile sul fronte familiare e del tasso di natalità. Nel 1970 fino 450.000 matrimoni, nel 2020 appena 96.841.

I numeri parlano chiaro e non ammettono discussioni.

E se il dato del 2020 trova una giustificazione nell’apice della pandemia, con circa 30.000 matrimoni rinviati, si può affermare che il decremento del tasso di nuzialità e natalità del nostro Paese abbia radice lontane che prescindono del Covid 19.

Già dagli inizi degli anni ottanta iniziavano i primi campanelli d’allarme.

Nel nostro Paese manca una seria politica per la famiglia. Specie nelle grandi città mettere su famiglia è una missione impossibile atteso il carovita, le difficoltà ad accedere al mutuo e ai costi degli affitti.

Non esiste alcun incentivo a formare una famiglia attesa anche la penuria di asili nido. Manca il rispetto per la maternità

Le donne lavoratrici, quando diventano mamme, sono penalizzate.

Ormai l’Italia è un Paese alla deriva e senza futuro.

Urge una politica completamente diversa che aiuti i giovani a costruirsi un futuro familiare e a mettere al mondo figli.

Se non si interviene subito, gli italiani nel 2050 saranno non più di trenta milioni e il Paese crollerà a picco con una popolazione di over settanta.

fonte Associazione Matrimonialisti Italiani