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Carrè-Chiuppano, ‘prove’ di fusione. Amministratori in visita a Longarone, un caso di successo

Mentre i cittadini di Carrè e Chiuppano saranno chiamati da oggi a decidere il nome col quale battezzare il nuovo comune in vista del referendum popolare sulla fusione in programma a fine anno, sabato mattina sindaci ed amministratori hanno organizzato un ‘blitz’ a Longarone (BL) per discutere di fusione con chi la fusione l’ha già fatta, e la sta vivendo da alcuni anni.

I sindaci Davide Mattei e Giuseppe Panozzo, accompagnati da assessori e consiglieri di entrambi i comuni, hanno sciolto le ultime perplessità dopo la puntuale testimonianza dei sindaci delle provincie bellunesi di Longarone Roberto Padrin e di Alpago Umberto Soccal, il primo istituito come nuovo comune dalla fusione di Longarone con Castellavazzo il 21 febbraio 2014, il secondo dalla fusione di Farra d’Alpago, Pieve d’Alpago e Puos d’Alpago il 23 febbraio 2016.

In particolare Roberto Padrin, come aveva sottolineato anche nel suo intervento ad Arsiero nel dicembre dello scorso anno, non ha dubbi, esperienza alla mano, che la fusione è un beneficio per i cittadini. A fusione avvenuta, ha spiegato Padrin, il nuovo comune di Longarone, ad oggi 5 mila e 200 abitanti, si è portato nelle casse comunali fino al 2017 oltre 3 milioni e 500 mila euro da Stato e Regione, e quasi un milione di euro sono previsti per i tutti i prossimi 7 anni. Entrate che gli hanno permesso di abbassare le tasse, accrescere i servizi ed il personale, mettere a disposizione contributi per le attività commerciali.

Soddisfatto dell’incontro è in particolare Mattei, che vede nell’esempio di Longarone e Alpago una conferma di aver intrapreso la strada più giusta per Carrè e Chiuppano. ‘I finanziamenti, sia regionali che statali – ha detto il primo cittadino -, sono sempre arrivati, e questo è un dato di fatto che non si può discutere. La riunione è inoltre stata un’importante momento di confronto con le amministrazioni dei comuni per i quali l’esperienza della fusione è una realtà positiva’.

 

Marta Boriero