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Chiara Luisetto, la corsa per un posto in Regione per i diritti degli ‘ultimi della società’. Video

36 anni, una laurea in Politiche internazionali e  Diplomazia, grinta da vendere, un’esperienza come sindaco di Nove e a capo del Partito Democratico come segretario provinciale di Vicenza. Un partito nel quale crede e che ha voglia di rappresentare.

La sua campagna elettorale si sente forte attraverso i media ed i social con dei temi che le sono sempre stati a cuore sin da bambina. Quei punti di programma che sono stimolo autentico per condurre la sua battaglia per la conquista di una poltrona all’interno del consiglio regionale veneto.

Chiara Luisetto corre ed è già veloce nella sua missione, in cui crede molto e con cui intende portare fino a palazzo Ferro Fini tutto quello che sembra rappresentare una problematica, un costo, qualcosa da tagliare con mille stratagemmi, ma che per lei invece sono i baluardi di una vera società civile: la difesa degli ‘ultimi’.

Formazione sul lavoro, ma non intesa in maniera propagandistica come la politica la intende facendo gli interessi di questa o quell’azienda, ma una progettualità generale che metta nelle condizioni pratiche gli studenti di inserirsi nelle ditte, dove c’è urgente bisogno di figure specializzate.

“Ospedali di comunità e revisione della legge 19, che ha portato ad un’Azienda Zero che di fatto ha svuotato di primariati e di servizi un tempo ritenuti fiori all’occhiello,  in favore di una privatizzazione che non va convenzionata, ma accreditata”.

Sempre parlando di Azienda Zero, un altro motivo di ‘lotta’ per Chiara Luisetto, è la rivalutazione del ruolo di una conferenza dei sindaci che con la riorganizzazione della Sanità veneta è stata svuotata di significato pratico e decisionale. Sono alcuni dei cavalli di battaglia dell’ex sindaco di Nove, da sempre attenta al territorio dell’Alto Vicentino e che l’anno scorso era in prima fila quando c’era da manifestare per l’ospedale di Santorso e per le schede ospedaliere che prevedevano il taglio di alcuni servizi.

Chiara Luisetto, il Sociale è un tema che si comprende benissimo dal suo tono di voce starle particolarmente a cuore: perché nell’opinione pubblica c’è l’errata convinzione che sia un argomento tipico di sinistra?

Vede, nella gente comune c’è la convinzione che il problema dell’anzianità, della disabilità, della violenza sulle donne, sia qualcosa di estraneo alla tua vita. Questo covid-19 ci ha dimostrato, con la sua democrazia, che può toccare tutti, di qualsiasi estrazione sociale, di qualsiasi colore di pelle e a prescindere da quanto denaro uno abbia in banca. Le problematiche da lei citate sono la stessa identica cosa e le faccio degli esempi. Potrei essere un imprenditore di successo, dalla vita avvincente, ma ti toccherà prima o poi diventare anziano e non si sa la sorte che caratteristiche di vecchiaia ti conferirà . I tuoi figli non potranno occuparsi di te e dovrai andare anche tu, come il resto dei comuni mortali, in una casa di riposo, la cui retta oggi giorno costa la bellezza di   circa 2.500 euro. La tua pensione non ti basterà e avrai bisogno di quel Sociale per il quale, ecco perché dovrai batterti quando sei giovane. Così come se ti nasce un figlio disabile, non perché l’hai voluto ma perché la sorte te lo ha fatto dare alla luce. Anche un compagno violento può capitare nella vita di ogni donna e questo è un altro tema che mi sta molto a cuore e che la Regione Veneto sta trascurando. Il Sociale oggi è interamente a carico dei Comuni, che a volte sono piccoli e impossibilitati a fare fronte alle domande, che spesso non hanno risposta. La Regione avrebbe dovuto fronteggiarle perchè erano prevedibili e in una società civile non è possibile che un pensionato, dopo una vita di sacrifici non abbia diritto ad una vecchiaia dignitosa. Stessa cosa con la disabilità o con gli alloggi per le donne vittime di violenza, di cui si parla per propaganda, ma per le quali occorre ancora un lungo percorso, fatto di garanzie che devono essere date alle vittime affinchè trovino il coraggio di uscire dall’inferno.

Vuole spiegarmi meglio perché?

Negli ultimi anni non si fa altro che fare una ‘pubblicità progresso’ cercando di convincere le donne maltrattate a denunciare e a non alimentare con il silenzio le violenze subite. Messaggi che devono fare breccia sulle donne, specie se hanno figli che non possono crescere in ambienti che comprometteranno la loro educazione. Queste donne, lo ripetiamo tutti i giorni, vanno allontanate dai compagni ‘orchi’ , ma come convincerle veramente a trovare il coraggio per andare via dalle case quando non hanno nemmeno uno stipendio? Per fortuna i Comuni hanno messo in piedi una serie di progetti e centri molto validi che però non ce la fanno più. I fondi sono pochi rispetto all’aumento dei casi e allora finisce che queste realtà non rappresentino più un punto fermo per la donna che deve essere convinta a rifugiarsi all’interno. Occorrerebbe inoltre, che a queste vittime venisse garantito un minimo di reddito in grado di renderle autonome. Troppe donne rimangono con i mariti violenti perché non hanno fonti di sostentamento.

Un altro tema che le sta a cuore e che segue sin da bambina come volontaria è quello della disabilità, anche questo un tema dimenticato dalla politica. Perché accade?

Occuparsi dei disabili, per certa politica, è un costo, non porta voti e non merita investimenti. Non c’è niente di più errato perché prendersi adeguatamente cura di un disabile, non solo significa dare dignità a chi con gli strumenti di oggi può diventare indipendente seppur compromesso a livello cognitivo, ma è lo stesso discorso degli anziani. Un disabile seguito sin da bambino sarà un adulto meno problematico per una famiglia. Potrà andare a lavorare, rendersi utile alla società, vivere serenamente con mamma e papà. Se questa persone non verrà seguita adeguatamente, non le fornirai gli strumenti adatti, diverrà sempre più problematica, fino a diventare ingestibile in età adulta, quando i genitori anziani e stanchi non avranno altra soluzione che istituzionalizzarla. Sa quanto costa allo stato un disabile in un centro? Sul tema della disabilità sono davvero risentita con la Regione Veneto, che ha trattato veramente male disabili e loro famigliari, interrompendo bruscamente cure importantissime per ragazzi che ora non fanno più logopedia perché non c’era il tampone per quella figura.  Ragazzi dimenticati durante il lockdown, che hanno perso le conquiste raggiunte in anni di terapie magari pagate privatamente con sacrifici infiniti dei genitori. Nessuno ha pensato a loro, alla stanchezza di queste famiglie, che sembrano rappresentare un peso più che persone da mettere al centro della società. Zaia si è riempito la bocca dicendo che ci sarebbero stati ‘tamponi per tutti’ e sarebbero stati fatti addirittura fuori dai supermercati. Nessuno ne ha mai visti e addirittura, le confesso, che con i soldi del partito, a titolo di volontariato e con l’autorizzazione del prefetto, ho fatto il giro delle case di riposo, dove in molti casi, i tamponi sono stati fatti in ritardo e a spese delle comunità.

Crede in questa corsa alle Regionali?

Decisamente si, voglio portare le istanze del territorio alla Regione, che non deve dimenticarsi degli ‘ultimi della società’ e deve fare tesoro di quest’emergenza Covid, che ci ha dato dei messaggi chiari: occorrono ospedali di comunità, ospedali che non vanno smantellati, ma potenziati, come quello di Santorso e non solo. Basta con la privatizzazione, occorre battersi duramente per i servizi essenziali e per tutto quello che in passato ha fatto del Veneto un’eccellenza sanitaria, che non può essere tagliata per fini politici a scapito di questo o quel territorio.

N.B.

L’appello di Chiara Luisetto