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Cordata-ospedale. Corteo per portare limone a Compostella. Ma il prefetto nega il permesso

Non si placano le proteste sul nuovo ospedale di Santorso. Volevano andare a casa di Antonio Compostella (Presidente dell’agenzia regionale Socio Sanitaria durante la giunta Galan) e portargli un limone come simbolo dei cittadini spremuti come degli agrumi, ma si sono dovuti fermare.

La Cordata, un gruppo di cittadini che senza bandiere politiche si sono uniti per dare voce a chi vuole ottenere risposte dalla Regione in merito al contratto di project financing del nuovo ospedale di Santorso, ha dovuto fermare la marcia del suo sit-in al parcheggio di piazza Baden-Powell di Santorso. Il prefetto ha invocato la tutela della privacy e imposto che la manifestazione non ‘toccasse’ l’abitazione privata di Compostella. Ma la protesta c’è stata lo stesso, con 30 persone vestite di slogan contro una rappresentanza politica che non accetta di essere al servizio dei cittadini, ma che secondo il gruppo capitanato da Valter Orsi, si erge ad imperatrice universale infischiandosene allegramente di ciò che il popolo chiede. Alla testa dei manifestanti la ‘Pittima’ figura allegorica veneziana che ai tempi della Serenissima aveva il ruolo di ricordare ai debitori che avevano un conto da saldare. Oggi la Pittima era rivolta alla Regione Veneto e a tutti i rappresentanti politici che quando è stato il momento di dare l’ok per il nuovo nosocomio ha apposto le firme in calce dei suoi rappresentanti, ‘dimenticando che negli anni successivi ne avrebbero dovuto rispondere’. 
Alla base della protesta c’è sempre il famigerato contratto di project financing sulla base del quale, grazie ad un accordo tra pubblico e privato, il nuovo nosocomio (ancora senza nome) ha sostituito il De Lellis e il Boldrini.

Al governatore del Veneto Luca Zaia dovranno fischiare le orecchie un bel po’ visto che in ogni angolo dell’Alto Vicentino (e a dire il vero anche all’interno del suo Consiglio Regionale) i cittadini ed i loro rappresentanti invocano costantemente la consegna al pubblico del tanto odiato, temuto, detestato, spernacchiato contratto tra la Ulss 4 e Summano Sanità. 
‘Volevano farci rinunciare spontaneamente alla manifestazione – ha sottolineato la portavoce di La Cordata Laura Agosti – invece l’abbiamo modificata, ma su loro imposizione. Hanno fermato la nostra marcia verso la casa di Compostella perchè hanno paura della gente che è stanca. Ma noi ci siamo spogliati della politica e adesso vogliamo risposte vere e concrete. La politica non risponde ai cittadini e questo ci fa capire che sotto c’è qualcosa di sporco’. 
Luigi Pojer non si sente più un cittadino e vede l’ospedale come una grande torta spartita tra potenti: ‘Il nostro ospedale, simbolo della salute e garanzia di tranquillità, è a tutti gli effetti una clinica privata al cui interno i dipendenti non possono parlare perché hanno paura’. 
Ma l’accusa più forte arriva da Valter Orsi, che nel contratto di project financing ipotizza brogli: ‘Perché non vogliono rendere pubblico un contratto che è stato firmato dal pubblico? A mio avviso ci sono discrepanze tra ciò che era stato stabilito all’inizio e ciò che è stato effettivamente siglato con Summano Sanità. Se è davvero così non lo rendono pubblico per timore che le altre società che hanno partecipato alla gara d’appalto facciano ricorso, vincendo’. 
‘Abbiamo scritto a Luca Zaia il 18 ottobre senza ottenere risposta – ha spiegato Manuel Dalla Costa – e abbiamo spedito limoni a Giancarlo Galan e Flavio Tosi, che hanno avuto un ruolo nella stipula del contratto. Nessuna risposta, ci hanno snobbati come se non ne avessimo diritto’. Sono sul piede di guerra i componenti della ‘Cordata’, che hanno deciso di portare la loro lotta fino in fondo. Il gruppo apartitico, che si autofinanzia vuole trasparenza sull’ospedale di Santorso. A cominciare dal progetto di finanza.
Ci vuole poco a capire che la gente adesso è stanca sul serio, basta fermarsi a bere un caffè in un bar qualsiasi e dire la parola ‘ospedale’ che subito gli animi si scaldano fino ad incendiarsi lasciando un fumo denso di rabbia e disprezzo.  ‘I politici sono nostri dipendenti – ha sottolineato Alessandro Maculan – e devono smetterla di agire come se fossero al di sopra dei cittadini. Loro sono lì sulla sedia perchè c’è chi li ha votati, quindi non ha senso il loro sentirsi sopra il popolo’.

 

Anna Bianchini