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La manovra da 100 milioni per rafforzare la sanità ed il piano se il virus tornasse in autunno

I 3 miliardi e 250 milioni previsti per la sanità dal decreto nazionale “rilancio” non sono ancora stati ripartiti tra le Regioni, ma il Veneto ha già pronta una nuova organizzazione dell’assistenza sanitaria, ospedaliera e territoriale, potenziata rispetto al passato e tarata sulle risposte che potrebbero essere necessarie qualora, come alcuni esperti prevedono, il coronavirus dovesse tornare all’attacco in autunno.

Una complessa e articolata delibera, già approvata, disegna un Piano di potenziamento dell’Assistenza territoriale, un Piano di potenziamento dei Dipartimenti di Prevenzione, un piano di sorveglianza per le strutture residenziali per non autosufficienti, un Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, uno per la determinazione del fabbisogno, acquisizione di risorse umane e incentivi al personale, una serie di misure urgenti per l’avvio di specifiche funzioni assistenziali per l’emergenza Covid, un Piano per l’assistenza Farmaceutica e uno per il potenziamento del sistema informativo specifico.

“E’ una vera e propria strategia programmatoria di visione – ha detto Il Presidente della Regione Luca Zaia presentando la manovra sanitaria affiancato dall’Assessore Manuela Lanzarin – che si può considerare epocale, perché costruita sull’esperienza accumulata in questi 124 giorni di gestione dell’emergenza e su quanto si può migliorare ancora rispetto a quanto fatto finora. Cominciamo subito ad attuarla, convinti che saremo ancora più performanti se il Covid si ripresenterà. Lo facciamo con orgoglio, perché si tratta di una svolta che può cambiare il corso della storia sanitaria veneta. In sanità, niente è peggio della staticità, ma nella sanità veneta nulla di statico c’è, né ci sarà in futuro. Finora – ha aggiunta Zaia – siamo esposti con spese per 230 milioni di euro e attendiamo ancora il riparto nazionale dei fondi previsti dal decreto rilancio. Staticità avrebbe voluto dire aspettare a muoversi chissà per quanto tempo ancora. Invece la sanità veneta si è già mossa”.

Da parte sua, l’Assessore Lanzarin ha posto l’accento su alcuni degli aspetti qualificanti della delibera. “Guardiamo – ha detto – alla sanità a 360 gradi: agli ospedali pianificando posti letto aggiuntivi di terapia intensiva e sub intensiva; all’emergenza-urgenza potenziando tutti i pronto soccorso con interventi modulabili e poi definitivi per separare i percorsi di accesso; al Suem 118 potenziando dotazioni e organizzazione; al territorio rafforzando tutti i servizi alla domiciliarità con la conferma delle Usca fino a fine anno e con l’inserimento della figura dell’infermiere di famiglia; rafforziamo i Dipartimenti di Igiene e Sanità Pubblica (i Sisp); rafforziamo la Cot (centrale operativa territoriale) snodo fondamentale tra ospedale e territorio; confermiamo la strategicità delle medicine di gruppo; poniamo particolare attenzione alle RSA, introducendo la figura fondamentale di un direttore sanitario ogni 230 posti letto, che completa la squadra con le figure già esistenti del medico curante e del medico coordinatore; guardiamo al futuro con la scelta di individuare una struttura per provincia dove eventualmente assistere le persone covid positive, evitando ogni tipo di commistione tra ospiti covid e ospiti non covid. Il tutto – aggiunge la Lanzarin – con un grosso sforzo sull’aumento del personale e dei relativi costi”.

In sintesi si tratta di 101,5 milioni per interventi strutturali, dei quali 81,9 milioni per letti di terapia intensiva e subintensiva; 16,1 milioni per interventi sui Pronto Soccorso; 3,5 milioni per interventi sul Suem 118.

Per il personale necessario all’operazione, la cifra sale a 128,7 milioni. 29,8 milioni sono già stati spesi per il personale assunto da marzo, mentre per i prossimi investimenti sulle professionalità saranno necessari 98,9 milioni: 23,8 per le prossime assunzioni a tempo indeterminato; 55,9 milioni per il personale di terapia intensiva; 13,6 milioni per gli infermieri di famiglia; 5,6 milioni per il personale di emergenza territoriale.