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Lilly e il suo padrone licenziato, costretto a chiedere fondi su Facebook per salvarla

Questa è una storia di solidarietà cinofila, che a molti che non amano i cani non interesserà. Ma questa è anche una storia che tocca la sfera del quotidiano ‘non vivere’ di molte famiglie italiane,  affamate dall’emergenza Covid. Ecco che, forse, la storia di Lilly, descritta su ‘La Sicilia’,  avrà un valore anche per chi non ama i cani.

Lilly è un cane, razza Cocker Spaniel, tra le più tenere per natura e affettuosità. Lilly  ha 6 anni, vive a Palermo, in una casa piena d’amore. Qualche giorno fa, il padrone, iscritto a un gruppo Facebook amante dei Cocker Spaniel, comunica che il suo cane sta male da giorni, ha bisogno di cure e di un intervento molto costoso: lui non ha soldi, racconta di aver perso il lavoro a causa della pandemia e chiede aiuto.

Si muove il grande cuore dell’Italia che ama i cani. Parte la gara di solidarietà e i soldi per operare Lilly arrivano. Prime cure, prime analisi e poi l’intervento. Lilly non ce la fa: muore lasciando tanto dolore in chi ha lottato perché ne vivesse almeno altri 6, di anni. Ma lascia una piccola eredità ai suoi padroni.

Lascia quel che resta della raccolta fondi indetta a suo favore. Pochi, appena 700 euro sono rimasti dopo le cure e il costoso intervento, ma quella piccola somma è rimasta alla ‘famiglia di Lilly’.  A un uomo,  a sua moglie, ai suoi  figli che non hanno chiesto aiuto per il loro sostentamento, ma per salvare la loro cockerina,  Senza denaro, perchè un’ emergenza sanitaria che mette in ginocchio un paese può togliere lavoro e soldi, salute, ma non la dignità.

Loro hanno chiesto aiuto economico solo per Lilly. E Lilly è morta lasciando un’eredità di 700 euro ed una amara consapevolezza in chi ha sentito parlare di lei: troppe famiglie sono ridotte alla fame in Italia. Nonostante grandi proclami di miliardi di euro in arrivo lanciati dal Governo.

E non deve essere un cane che sta per morire, e infine muore, a farcelo ricordare.