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Cura Italia o Percula Italia?

di Fabrizio Carta

Ieri pomeriggio il nostro premier Giuseppi, in magnificente conferenza stampa, ha esposto i contenuti del maxi-decreto del suo Governo che dovrà curare un’Italia sempre più stravolta dall’emergenza coronavirus.

Aziende chiuse, tutti a casa, ed economia quasi ferma, ma soprattutto un avanzare del virus che non accenna a placarsi; intere città sono in lutto per questa strage silenziosa, ed i racconti oramai vengono fuori solo dai giornali locali, dai social o dalle storie degli amici o dei parenti rimasti reclusi nelle città devastate.

Ci aspettavamo un intervento importante, che potesse sollevare le sorti del nostro paese, o almeno prospettare un orizzonte più sereno ai nostri imprenditori ed a tutti gli operatori che tanto hanno investito ed investono ogni giorno; un’azienda non vale solo per il sostegno proprio, ma fa il benessere di tutti, perché ogni microazienda è un mattoncino se pur minuscolo di quel PIL e di quella ricchezza nazionale tanto sbandierata dai nostri governanti.

Ma molti dei nostri politici spesso sembrano dimenticarlo, ed anche stavolta pare che a prevalere sia stata una visione diversa.

Bisogna dire che, per non smentirsi, anche dopo la conferenza stampa, nella tarda serata del 16 marzo, il decreto non era ancora stato licenziato, per cui siamo a commentare l’unico dato ufficiale in nostro possesso, ovvero il comunicato stampa del Consiglio dei Ministri.

Di concreto leggiamo poco. Intanto vi evidenziamo gli interventi che potrebbero avere una più larga diffusione, cercando di cogliere il meglio, ma sottolineando il peggio, che mai quanto adesso ci indigna.

Per avversare la carenza di liquidità a favore di imprese e nuclei familiari sono stati previsti alcuni interventi, principalmente chiamando in causa il sistema bancario.

Potrebbe certamente interessare molte micro, piccole e medie imprese, la previsione di una moratoria dei finanziamenti, che dovrebbe riguardare mutui, leasing, aperture di credito e finanziamenti a breve in scadenza. Viene previsto anche un potenziamento del fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e dei Confidi per le microimprese, attraverso misure di semplificazione, diretti anche alla rinegoziazione dei prestiti esistenti. Diciamo che lo Stato si fa (o pare che voglia farsi) garante per sostenere la liquidità delle imprese. Vedremo come e se verranno mantenute le promesse.

Per quanto riguarda invece il lavoro, viene fatto uno stanziamento di circa 5 miliardi per gli ammortizzatori sociali, Cig ordinaria ed estensione della cassa in deroga ai settori attualmente non coperti, compresi agricoltura e pesca.

Altro bonus che potrebbe interessare una vasta platea di piccoli operatori è la possibilità per negozi e botteghe di vedersi riconoscere un credito d’imposta pari al 60% del canone di locazione del mese di marzo per gli affitti commerciali.

Come al solito vengono elargiti insulsi regali a pioggia: ai lavoratori con reddito annuo lordo fino a 40.000 euro che nel mese di marzo svolgono la propria prestazione sul luogo di lavoro viene riconosciuto un premio di 100 euro, non tassabile, ma in proporzione ai giorni lavorati, sia chiaro! Questa è eccezionale, chi l’ha pensata è un genio.

È riconosciuto invece un indennizzo di 600 euro, su base mensile, non tassabile, per i lavoratori autonomi e le partite IVA non iscritti agli ordini, co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo, lavoratori agricoli. Non possiamo non osservare che parliamo di un importo inferiore anche al reddito di cittadinanza.

Per le aziende che fatturano più di due milioni di euro tutti i versamenti in scadenza il 16 marzo sono stati prorogati al 20 marzo. Vorremmo capire dove, in soli cinque giorni, aziende con un importante fatturato, con vendite e pagamenti fermi, possano trovare la liquidità per versare ritenute, contributi previdenziali e assistenziali, iva e quant’altro in scadenza al 16 marzo. Come sostegno non ci sembra granché.

Opera invece senza limiti di fatturato la sospensione dei versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria per i mesi di marzo e aprile, insieme al versamento Iva di marzo, per i settori maggiormente colpiti, che sono turistico-alberghiero, termale, trasporti passeggeri, ristorazione e bar, cultura (cinema, teatri), sport, istruzione, parchi divertimento, eventi (fiere/convegni), sale giochi e centri scommesse,

Per i rimanenti settori, la sospensione dei termini degli adempimenti e dei versamenti fiscali e contributivi fino alla data del 31 maggio vale solo per i contribuenti con fatturato fino a 2 milioni di euro (versamenti IVA, ritenute e contributi di marzo). Quindi, chi è stato assente giustificato per i versamenti in scadenza il 16 marzo, il 31 maggio dovrà comunque presentarsi alla cassa.

Vengono sospesi anche i termini relativi alle attività di liquidazione, di controllo, di accertamento, di riscossione e di contenzioso, fino al 31 maggio 2020. Nessuna sospensione invece per gli avvisi bonari e rate di dilazione dei ruoli. Le cartelle rateizzate vanno pagate, e gli avvisi bonari pure.

In cambio di cotanta elargizione, in modo ingiustificato ed ingiustificabile, vengono prorogati i termini di accertamento di ben due anni!! Due mesi di sospensione in cambio di due anni di incremento dei termini di accertamento. Per essere chiari: il 2015, per legge accertabile fino al 31.12.2020, da ieri potrà essere accertato fino al 31.12.2022. Ci incitano alla rivoluzione.

Come abbiamo detto in apertura, come interventi non ci sembrano granché. Noi cercheremo di rimanere attenti sull’evoluzione dei provvedimenti, cercando di tenervi aggiornati su tutto quello che potrà interessare le famiglie e le aziende del nostro territorio.

Uniti ne usciremo certamente più forti di prima; con l’impegno, il lavoro, il sudore ed il sacrificio continueremo a guadagnarci anche quello che non ci viene riconosciuto.

Ad maiora!