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“Superbonus costa troppo e a favore di pochi e ricchi”

Sul 110% “difendo la scelta di intervenire con decreto perché per colpa nostra, magari con il contributo dei media, è un argomento di grandissimo interesse e prima si fa chiarezza normativa meglio è per tutti”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

“La decisione di concentrare in modo selettivo a favore dei redditi medio bassi è una scelta politica: non si è mai visto nella storia una misura che costasse così tanto a beneficio di così pochi, lo ribadisco. Questa decisione è a favore di chi non si può permettere di ristrutturare. Le cose cambiano da oggi”.

Il ministro ha anche annunciato che sulla cessione dei crediti “cercheremo di intervenire perché è un problema reale di molte imprese, rispetto allo stock esistente cercheremo e stiamo definendo una via di uscita rispetto alla situazione attuale”.
Il ministro ha però sottolineato che “la cessione del credito è una possibilità, non un diritto”, e “tutti coloro che da ora ne vogliono usufruire hanno la certezza di poterli detrarre dai redditi ma non possono avere la certezza che si trovi una banca o istituzione che accetti i crediti”.
“E’ passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così, quindi chi deve fare un investimento deve valutare se l’impresa costruttrice o la banca sia disponibile a riconoscere il credito d’imposta perché se non è così devono calcolare il progetto d’investimento in diverso modo”, ha aggiunto. Sui crediti esistenti “stiamo cercando di creare spazio ulteriore per le aziende di credito che hanno manifestato disagio rispetto a una situazione insostenibile che noi cercheremo di correggere, ma il sistema non può continuare così”, ha aggiunto.
L’Ance però non è d’accordo: l’Associazione dei costruttori edili, pur “consapevole della necessità del Governo di tenere sotto controllo la spesa”, rivedendo il Superbonus, ritiene che “cambiare le regole in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini partiti per ultimi”, quelli delle “periferie e delle fasce meno abbienti” che, per avviare i lavori “hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”. (ANSA).