«Alta tensione nei partiti dopo il voto”: il titolo di apertura del Corriere della sera è la sintesi dei conflitti innescati dalla conclusione della partita per il Quirinale, che tutti i giornali registrano e approfondiscono. I filoni sono due, centrodestra e 5 stelle, ma la chiave di lettura è una, e la evidenzia, sempre sul ‘Corrierè, Francesco Verderami: «Dopo la corsa per il Colle vorrebbero subito iniziare la corsa che li porterà alle elezioni» e i leader guardano già alle urne con «un’istinto primordiale di rivalsa, sebbene le macerie dei loro partiti e delle loro coalizioni siano davanti ai loro occhi». Così, scrive Marco Cremonesi, Salvini «prova a uscire dall’angolo e rilancia il progetto della federazione», mentre Paola Di Caro descrive un Berlusconi impegnato in «trattative dall’ospedale e progetti per forza Italia», Emanuele Buzzi si dedica alla «guerra totale» tra Conte e Di Maio, mentre Maria Teresa Meli guarda dentro il Pd, dove è partito «il pressing per il proporzionale».
‘Repubblicà, che con un editoriale del fondatore Eugenio Scalfari plaude alla rielezione di Mattarella che rinsalda Draghi a Palazzo Chigi (“Due uomini giusti ai posti giusti”) si concentra sui 5 Stelle: Matteo Pucciarelli racconta che una frangia preme per sfiduciare Conte mentre Grillo è furioso per la vicenda Belloni. Politicamente, evidenzia un’analisi di Sebastiano Messina, il dato è che nei rapporti con il Pd sarebbe ora Di Maio e non più Conte l’interlocutore di Letta. Intervista a Giovanni Toti, che più che al Quirinale pensa ormai alle elezioni e invoca il proporzionale. Anche ‘il Fatto quotidiano», che in prima pagina titola su «Draghi battuto» perchè non è salito al Colle, riferisce dello scontro interno ai 5 Stelle, parlando però di un «processo a Di Maio», e dà voce all’ex illustre Alessandro Di Battista che accusa: «Luigi pensa al potere». Sulla lite Conte-Di Maio azzecca un titolo divertente ‘il Manifestò: «Litership».
Salvini spiega la scelta di Mattarella, che ‘non era il suo presidente’
Salvini indebolito, ma Lega rafforzata secondo l’analisi di Claudio Cerasa sul ‘Fogliò. Perchè, spiega, «il sì della Lega al bis di Sergio Mattarella è l’ennesimo faticoso passo che la Lega compie per emanciparsi dal salvinismo» e si pone in continuità «con una serie di altri passi compiuti a fatica dalla Lega nell’ultimo anno», quali il sì al governo Draghi, al Recovery plan, all’obbligo vaccinale. Adesso, osserva Cerasa, «Salvini probabilmente non è la persona migliorare per superare la stagione del salvinismo».
Al contrario, secondo ‘La Verita», «la favola di un esecutivo rafforzato dal bis di Mattarella non tiene», e Maurizio Belpietro è convinto che «per il premier si annuncino tempi difficili, perchè non soltanto da qui alle elezioni molti nodi verranno al pettine, ma essendo andate in frantumi sia le coalizioni che l’autorevolezza di chi le dovrebbe guidare, Draghi sarà costretto a operazioni di equilibrismo senza più disporre della forza su cui ha potuto contare finora». Un premier intenzionato a ripartire subito e riprendere il passo viene invece raccontato dal ‘Sole 24 orè, secondo cui Draghi nel Cdm si oggi è «intenzionato a spingere sul profilo riformista e meno incline alle mediazioni». Il quotidiano di Confindustria indica le priorità: «Subito la stretta sulle pensioni».