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Breganze. Ca’ Biasi si racconta. “Guardiamo al futuro, ma le tradizioni sono il nostro sigillo di garanzia”

Percorrere le strade del Torcolato e dei Vini di Breganze è  un po’ abbandonarsi ad un fermo immagine di qualche decennio fa, se non fosse per le attrezzature e i macchinari di ultima generazione che di tanto in tanto si scorgono parcheggiati nelle vie e nelle stradine che si inerpicano dolci.

In un paesaggio che raccoglie una visuale privilegiata delle nostre Prealpi passando per i Colli Berici e giù sino alla Laguna Veneta, perfettamente visibile nei giorni più limpidi, trova posta la tenuta Ca’ Biasi: un complesso di più unità produttive e di stoccaggio che fanno da corollario al corpo centrale, di pregio storico e di fattura coloniale a testimonianza di un tempo fatto di nobili proprietari terrieri e di mezzadri.
Gli avi della famiglia Dalla Valle proveniente dalla vicina Salcedo, ne acquisirono pian piano possesso sino ad ottenerne attorno agli anni Settanta la piena proprietà.
Innocente Dalla Valle è ora il capomastro di quel sogno partito lontano: abbandonare il lavoro del contadino che coltiva i campi e alleva il bestiame per dedicarsi interamente alla viticoltura.
Innocente è un’ uomo dai modi cordiali e semplici, ma quando si siede al grande tavolo accanto ad un ampio camino di legno intarsiato che troneggia nella sala degustazione si capisce che dietro quel fare solo apparentemente ruvido c’è sapienza e passione per la terra e i suoi frutti.
“Quando comunicai a mio padre la scelta di evolverci in azienda vinicola, mi disse se ero sicuro di rinunciare a tutto quello che finora ci aveva dato da mangiare” – racconta serio Innocente – “è stata una sfida fatta di sacrificio, di stagioni altalenanti e di continuo studio e ricerca”.
Innocente oltre al duro lavoro fisico, abbinó un lungo percorso di studi alla scuola enologica di Conegliano ed è oggi il fiero punto di riferimento per tutta la famiglia pienamente coinvolta nell’attività.
Elisa, la figlia maggiore, segue gli aspetti commerciali e cura personalmente il packaging e la grafica delle bottiglie, Anna invece segue il papà nella vinificazione e nasconde quasi con timidezza una ragguardevole conoscenza degli aspetti più tecnici.
Poi ci sono le sorelle di Innocente, addette al contatto col pubblico e alle vendite e i rispettivi mariti impegnati direttamente nella quotidiana e paziente gestione dei vigneti.
Anche la nipote Francesca, da buona promoter, segue le dinamiche aziendali ed è spesso coinvolta nei piccoli eventi che fanno di Ca’ Biasi un punto di passaggio obbligato per gli amanti dei vini autoctoni.
I vini. Sono loro i veri protagonisti di tutta l’esperienza targata Ca’ Biasi, favoriti da una posizione collinare che ne consegue un clima dolce e da un terreno di origine vulcanica che rilascia una mineralitá preziosissima per la vite e per quel gusto inconfondibile di cui rimane traccia.
Il torcolato è il re indiscusso: dal vigneto all’appassimento tramite i “picai” penzolanti nei solai della tenuta come piccole sculture artistiche, il processo dura fino a gennaio inoltrato per poi affinarsi nelle botti in lungo sonno di maturazione. Solo mediamente tre stagioni dopo, il torcolato si concede ai calici: oro alla vista, miele d’acacia, fichi secchi con sfumature floreali e un tocco di albicocca al palato.
Grande soddisfazione anche dal Groppello, un rosso quasi austero, deciso, ottimo specie con carni bollite. Una varietà autoctona che deve il suo nome al suo grappolo a forma di pigna oltre che al suo sentore quasi da “ingroppare” la lingua; riportata a nuova vita proprio dai Dalla Valle che ne vollero far riscrivere il nome già cancellato dal registro dei vini, fu oggetto di un lungo lavoro di reinserimento.
Una battaglia fatta di impegno e dedizione, vinta con il riconoscimento giunto proprio il mese scorso con l’assegnazione della Corona, la massima onorificenza concessa ai vini dalla guida Vinibuoni d’Italia e dal Touring Club Italiano.
E poi il tradizionale Vespaiolo mantenuto in purezza e curato per mantenerne un perfetto gradiente di acidità, sino al Sojo Rosso solo per citarne uno della vasta famiglia dei rossi firmati Ca’ Biasi: un orgoglio che Anna descrive nel suo colore intenso e nel suo profumo che vira dai piccoli frutti rossi, alla mandorla sgusciata passando per delle striature vanigliate.
Un piccolo mondo quello dei Dalla Valle che si estende per 15 ettari di cui 12 effettivamente produttivi tra i morbidi pendii breganzesi e quelli di Fara Vicentino: una media di 70mila bottiglie annue in una stagione come questa che Innocente valuta medio-alta in termini di resa.
“Tolta una violenta grandinata ad inizio estate che ci aveva particolarmente impensierito, la stagione poi è scivolata via con buone temperature regalandoci un risultato più che soddisfacente” – dichiara il titolare rivolgendo poi un pensiero proprio al male assoluto per tutti i vignaioli.
“Sento molti commentare circa l’opportunità di difenderci tramite i “cannoni” dai chicchi di grandine che talvolta cadono più grossi delle noci. Mi rendo conto che un’evidenza scientifica forse ad oggi ancora non c’è, ma gli “spari” partono dal diciannovesimo secolo quando il prete dell’epoca particolarmente sensibile all’arrivo dei temporali, avvisava la popolazione col suono della campana più grande e così facendo constatò che probabilmente grazie al propogarsi delle onde sonore, intorno al campanile la quantità di grandine era evidentemente inferiore rispetto al circostante. Di lì chiese alla Laverda di costruire dei cannoni che venivano imbottiti di polvere da sparo: con alterne fortune furono utilizzati sino ad anni non troppo lontani per proteggere le vigne”.
Innocente conclude poi tra il serio e il faceto: “Quando capisci che in 5 minuti potresti perdere tutto, provi anche questi sistemi di dissuasione, oggi senz’altro più sicuri di un tempo. L’assicurazione che regolarmente facciamo ti ripaga qualche danno, ma non ti restituisce quanto è andato irrimediabilmente perduto”.
Le figlie intanto lo ascoltano attente e amorevoli: sta per finire un’altra settimana in Ca’ Biasi dove dal lunedì al sabato pomeriggio anche ai tempi del covid il via vai ordinato e monitorato di clienti ed amici prosegue senza soste.
“Per il futuro il nostro obiettivo è raggiungere le 100mila bottiglie annue” – decreta Innocente dall’alto delle sue 41 vendemmie sulle spalle – “non che il mio cruccio sia la quantità, tutt’altro, ma è la voglia di non fermarsi mai e di continuare ad ottimizzare il nostro prodotto”.
Gli occhi sono quelli lucidi di una persona che ha fatto del lavoro una ragione di vita, tramandandone l’essenza alle figlie.
“Lavoriamo ogni giorno per evolverci senza dimenticare da dove veniamo, affinché le nostre bottiglie siano veramente il matrimonio tra la tradizione e la cultura saldamente radicata delle nostre vigne con l’innovazione richiesta da palati sempre più esigenti” – chiosano Anna ed Elisa.
Una sfida fatta di pochi sogni e tanta concretezza come solo mani indurite dal lavoro dei campi possono ben testimoniare.
Non resta che brindare al 2021.
Marco Zorzi