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Valdastico Nord, stangata nella stangata: per la Corte dei Conti gli ex vertici Anas devono risarcire 178 milioni

Dopo la vittoria dei territori che si sono visti riconoscere dal Tar prima e dalla Cassazione poi le loro ragioni circa l’illogicità di un’opera frammentata in due lotti, un altro macigno si abbatte pesantemente  a sbarrare la strada di quello che ormai appare sempre più un improbabile prolungamento a nord della A31 Valdastico.

La Corte dei Conti del Lazio chiede infatti ben 178 milioni di euro a titolo di risarcimento agli ex vertici di Anas rei di non aver mai realizzato la tanto dibattuta variante autostradale tra Veneto e Trentino, concedendo comunque a prescindere la proroga delle concessioni: i gestori della tratta incriminata di fatto la cedettero agli spagnoli di Abertis Infrastructuras senza che alcun cantiere vedesse mai la luce.

Il tratto Brescia- Verona – Vicenza- Padova era sottoposto ad una convenzione che prevedeva l’ammodernamento dell’area, finito invece nel cassetto: proprio su questo, l’inchiesta del pm contabile Massimo Perin, delegata ai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, è ora approdata ad una conclusione.

Nei registri dei magistrati laziali sono finiti l’ex numero uno di Anas Pietro Ciucci, assieme agli altri funzionari Enrico Della Gatta, Eugenio Pinto, Sergio Scicchitano e Umberto Siola. Gli approfondimenti erano partiti da una denuncia del senatore di Forza Italia Lucio Malan, a seguito della quale erano partite le verifiche del caso. Dagli approfondimenti era emerso che la proroga concessa ai gestori della tratta era avvenuta senza alcun bando pubblico di gara a norma di legge, come invece previsto dal trattato UE in materia di concessione.

“Appare solare — scrivono quindi i magistrati contabili — la carenza di giustificazione di una procedura di proroga”. Nell’atto di citazione si legge ancora come la condotta dei funzionari di Anas abbia portato ad un evidente danno erariale per un’opera che sempre secondo il pm Perin non può essere calata dall’alto senza il consenso dei territori.

Ora, dopo l’atto di citazione non resterà che attendere la fine dell’anno o al più tardi gli inizi del 2022 per arrivare all’atteso giudizio.

Marco Zorzi