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Schio. Un mese dedicato a Bakhita, la santa a cui voleva essere intitolato l’ospedale

Come ogni anno, il mese di febbraio sarà dedicato a Santa Giuseppina Bakhita che con la Città di Schio ha da sempre un legame particolare. Perciò l’Associazione Bakhita Schio-Sudan ha organizzato una serie di eventi in memoria della “Madre Moretta”, come affettuosamente veniva chiamata.

Proclamata Santa  il 1° ottobre del 2000, Giuseppina Bakhita era morta a Schio l’8 Febbraio 1947 .

Nel 70° anniversario della sua morte, nel novembre 2017 il Consiglio Comunale le ha conferito la cittadinanza onoraria, su proposta di Gianfrancesco Sartori allora Presidente della Scuola dell’infanzia Maddalena di Canossa di Schio e Coordinatore del Comitato Bakhita-Schio Sudan che si è da poco costituito in Associazione e che da anni sostiene progetti di solidarietà in Sudan in collaborazione con il Comune di Schio.

A Bakhita si voleva intitolare l’ospedale Altovicentino di Santorso, ma l’allora sindaco di Thiene Maria Rita Busetti si oppose fermamente ad un nome a lei non gradito.

Ecco le iniziative

8 Febbraio – Santa Messa presso la Chiesa Madri Canossiane di Schio alle 19:00;

16 Febbraio – Cena Solidale per il progetto Bakhita Schio – Sudan alle 19:30 (info e adesioni 348 8884043 – 347 4184208);

22 Febbraio – “Reportage dal Sud Sudan” a Palazzo Toaldi Capra alle 20.30 con Don Dante Carraro, direttore “Medici con l’Africa CUAMM”

9 Marzo – Presentazione del libro “Bakhita il fascino di una donna libera” al Teatro Madri Canossiane alle 16.30. Sarà presente l’autore Roberto Italo Zanini, scrittore e giornalista di “Avvenire”

 

Chi era Bakhita:

Bakhita nasce nel Darfur, una regione del sud Sudan, all’incirca nel 1869. Ancora bambina viene rapita dai mercanti di schiav. Viene venduta più volte, picchiata, violentata, torturat.

A  circa 14 anni viene “comprata” dal Console italiano a Khartoum, Calisto Legnani, che, nel 1884, costretto a fuggire dal Sudan, la porta con sé in Italia. Il 29 novembre del 1889 Bakhita viene dichiarata legalmente liber e nel 1896 a Venezia, pronuncia i voti.

Mantiene con fierezza il nome “Bakhita”, che le era stato dato con disprezzo dai suoi aguzzini e che significa “Fortunata

Arriva a Schio, al Convento delle Canossiane, nel 1902, dove fa la cuciniera, la sacrestana e per ultimo la portinaia. Parla solo in dialetto veneto e celebri sono rimaste alcune sue frasi: «Poareta mi? Mi no son poareta perché son del Parón ( il Signore) e neła so casa: quei che non xé del Parón i xé poareti»

“Madre Moretta”, come la chiamava la gente, aveva sempre una buona parola e un sorriso per tutti, anche per chi la guardava e “sfiorava” come fosse “una bestia rara , si adopera molto per i bambini e per la comunità scledense, soprattutto durante le due guerre mondial

I  suoi superiori le chiedono di dettare le sue memorie, che, nel 1930, vengono raccolte a Venezia da Ida Zanolini, laica canossiana e maestra elementare, che l’anno dopo pubblica il libro “Storia Meravigliosa”.

Muore a Schio l’8 febbraio del 194, Giuseppina Bakhita viene beatificata il 17 maggio 1992 e canonizzata il 1° ottobre 2000.