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Cogollo. Fonda un museo privato per onorare la civiltà contadina veneta

5.000 oggetti della civiltà contadina veneta recuperati in tutti i paesi dell’Altovicentino, da privati o nei mercatini, stipati in varie stanze della sua abitazione a Cogollo del Cengio e raccolti con lo spirito di un cercatore di farfalle rare. È questo il grande regalo che Bruno Savinelli, 50 anni, originario dalla provincia di Salerno ma ormai da molti anni in Veneto e da 3 anni a Cogollo, ha voluto fare al paese che lo ospita e dove ha trovato l’amore, la dolce Teresita Toniolo, che lo asseconda in questa sua passione di vita.

 

Il visitatore, anche quello che la civiltà contadina un poco l’ha vissuta, viene sfidato a riconoscere ogni singolo attrezzo, molti dei quali non di facile identificazione, essendo datati quasi tutti prima del 1940 e ovviamente non più di uso comune. La zappa dalla lunghissima punta per evitare le mine sul terreno appena finita la guerra, il cestino porta uovo di uccelli da richiamo, l’ago per cucire i materassi, un tagliasparagi, stadere, museruole e forconi sono solo i primi pezzi della collezione che saltano agli occhi, poi il visitatore viene inghiottito nei resti di in una civiltà ormai perduta ai quali solo Savinelli sembra riesca a dare un nome e nuova vita.

 

Molti oggetti, anche se non si possono definire rarità, hanno una loro identità che li rende unici al mondo: le ‘sgalmare’ di Posina con ancora il letame che ha pestato l’ultima persona che le ha indossate, un aratro del 1780, delle ‘siliere’ per portare materiale nei terrazzamenti di Laghi, una sella in legno del 1860, perni per fermare le ruote dei carri e centinaia di attrezzi da miniscalco, falegname, macellaio, lattaio e carrettiere. Per ascoltare la loro storia la visita al Museo della cultura contadina è necessaria ed anche, bisogna ammetterlo, divertente.

 

Savinelli lo spirito contadino ce l’ha nel sangue e la sua è una passione che lo accompagna da sempre. Il collezionista da Salerno non scade mai nel romanticismo mentre descrive gli oggetti del tempo passato, ma ne parla con una lucida fedeltà storica nella quale si intravede la crudezza della vita d’altri tempi, il quotidiano legato alle stagioni e soprattutto lo stretto contatto con gli animali, compagni di vita e fondamento della sopravvivenza.

 

‘Non ho mai contato quanto ho speso per recuperare tutti questi oggetti, nè mi è mai interessato – ha commentato Savinelli durante la visita – ho solo assecondato questa passione perché vengo da una famiglia di contadini e mi sento parte di questa civiltà. Ma una cosa mi preme più di tutte le altre, e cioè che i più piccoli capiscano che quello che mangiano sul piatto non potrebbe esistere senza tutto questo mondo’.

 

Il sindaco Riccardo Calgaro e gli assessori Marco Zorzi e Andrea Zordan hanno ringraziato Savinelli sabato 18 aprile con una piccola cerimonia privata volutamente prima di fronzoli, consona allo spirito contadino che ha voluto rappresentare. ‘Questo museo è un motivo di orgoglio in più per Cogollo – ha commentato Calgaro – ed è nostra intenzione organizzare al più presto delle visite guidate a questo splendido museo, alle quali Savinelli si è reso disponibile’.

 

Marta Boriero