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Isola. Maestra e profugo coronano il sogno d’amore. Matrimonio e figlio in arrivo

Vicenza 29 09 16 Isola Vicentina Matrimonio di Kingsley Oseghale e Gemma Gonzo © Vito T. Galofaro - Vicenza 29 09 16 Isola Vicentina Matrimonio di Kingsley Oseghale e Gemma Gonzo © Vito T. Galofaro - fotografo: Vito T. Galofaro

L’amore è sbocciato tra i banchi di scuola, ma questa volta i protagonisti non sono due adolescenti come tanti, ma una maestra veneta trentenne e un rifugiato nigeriano ventottenne arrivato in Italia con un barcone.

La loro storia la racconta Andrea Alba nel Corriere del Veneto ed è un racconto che è un vero e proprio inno alla vita.

Sì, perché oltre all’amore tra un uomo e una donna, da questo legame, che ieri è stato coronato in matrimonio dal sindaco di Isola Vicentina Francesco Enrico Gonzo, a febbraio nascerà un frutto.

Gemma Gonzo, maestra delle scuole elementari e Kingsley Oseghale, profugo nigeriano, avranno un bambino. Un piccolo miscuglio di bianco e nero, figlio dell’Africa Nera e della Serenissima Repubblica di Venezia, che porterà dentro di sé tutti i contrasti e le speranze di un mix culturale che ancora in tanti faticano ad accettare come presente e futuro dell’Italia.

Gemma e Kingsley si sono conosciuti durante un corso di italiano organizzato per i richiedenti asilo. Lei ha tenuto qualche lezione come supplente e lui è rimasto folgorato e ha fatto quello che ogni donna sogna che il suo uomo faccia per conquistarla. Si è dato da fare, ha ottenuto il suo numero di telefono e

ha cominciato a cercarla, prima scrivendole senza essere troppo invadente e alla fine, il colpo di scena. Dopo un paio di mesi lui l’ha aspettata in classe e invitata ad uscire. Un modo tradizionale di corteggiare, che ha fatto centro e si è concretizzato con la convivenza a giugno e i fiori d’arancio ieri.

La maestra Gemma Gonzo è entrata di ruolo quest’anno, Kingsley Oseghale, non ha più problemi con i documenti e può rimanere in Italia accanto alla sua sposa senza rischiare di essere allontanato. Ma non ha intenzione di approfittare della situazione e ad ottobre incontrerà per la prima volta la commissione d’asilo governativa alla quale racconterà per intero la sua storia. Arriva da Edo Haute, nel sud della Nigeria, dove tutti sono cristiani, non c’è la guerra di Boko Haram, ma non c’è nemmeno lavoro.

Quello che c’è invece, in dosi massicce, sono la fame e la violenza, elementi che hanno spinto l’uomo a tentare una fuga disperata in un paese migliore, rischiando la vita in un barcone (durante il viaggio due profughi sono morti schiacciati). Kingsley Oseghale aveva cucito i suoi pochi averi nel coletto della camicia, ma non è riuscito a salvarli. In Libia è stato imprigionato, massacrato di botte, derubato e alla fine scarcerato. E’ salito su una carretta del mare puntando verso nord e solo l’intervento della marina italiana ha garantito il suo salvataggio. Ora il nigeriano è più sereno e ha intenzione di cercarsi un lavoro con il quale aiutare la moglie e crescere il bambino in arrivo ed eventuali altri figli.

A.B.