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Schio. Bpvi, non mollano gli azionisti: la rabbia va in scena al Rustico Pettinà

Ormai la rabbia si è tramutata in disperazione e si teme una sorta di rivolta popolare con gli azionisti che non mollano nella sacrosanta pretesa di avere giustizia per aver visto prosciugati i loro conti correnti. Erano tanti, arrabbiati e pronti a tutto oggi pomeriggio al Rustico Pettinà di Schio, dove si erano dati appuntamento gli iscritti della Casa del Consumatore. I toni erano accesi più che mai e proprio ieri, il gup che segue il procedimento in corso a Vicenza, aveva escluso le richieste di risarcimento a Banca Intesa. Una decisione che ha reso ancora più incandescenti gli animi. Capitanati dall’instancabile Elena Bertorelli, le ‘vittime’ del crac della Bpvi hanno urlato tutto il loro disappunto per la sentenza del giudice Venditti, che hanno avvertito come l’ennesima ‘batosta’.

 

Si ribellano a quella che hanno considerato come l’ennesima ingiustizia, ma sembrano agguerriti più che mai. Sono ormai due anni che lottano ed hanno fatto squadra con un’associazione che sta dando loro una specie di ‘casa virtuale’, dove mettono a confronto le loro storie, che dà loro l’opportunità di sfogarsi e vincere quel silenzio, dietro il quale il popolo veneto è abituato a ‘proteggere’ il disagio.  Veri e propri drammi sociali, come quello del papà che per una vita ha messo da parte i risparmi per il figlio disabile, per assicurargli una ‘copertura finanziaria’ per il ‘Dopo di noi’, che ora non c’è più.

Ma c’è anche il nonno che si era sacrificato una vita per assicurare un tetto ai figli e ai nipoti e si era privato di tutto per quei risparmi racimolati facendo mille lavoretti. La rabbia ed il dolore stanno facendo uscire allo scoperto sempre più le vittime del crac Bpvi, che fino a qualche mese fa avevano ancora una sorta di pudore nel raccontare quella sofferenza che fa male, che è una ferita che sanguina in ogni momento della giornata. Qualcosa che sta loro attanagliando l’anima e che si sa, ha già fatto vittime con tentati e suicidi.

Nelle loro borse, volantini con il volto di Zonin, considerato il primo colpevole di quanto accaduto. E chissà lui dove sarà a quest’ora, magari starà sorseggiando un vino di propria produzione, pensando ad un business ancora in piedi , in barba all’esercito delle vittime che non possono più permettersi nemmeno una pizza al sabato sera.

N.B.