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A Schio la Grande Guerra narrata dai cimeli di Guido Cibin

Si inaugura sabato 19 maggio, alle 17.30 a Palazzo Fogazzaro, la mostra “La Grande Guerra a Schio e il suo epilogo”.
Si tratta di materiali che Guido Cibin ha raccolto durante la guerra: cartografia, mostrine e distintivi militari italiani e austriaci descritti grazie alla consulenza dei signori Fabio Fabris e Gianni Periz, gli avvisi dell’amministrazione comunale, che insieme formano un racconto delle difficoltà della guerra e del tentativo dell’amministrazione locale di farvi fronte, documenti di propaganda, di assistenza, come le tessere per ritirare i generi alimentari di prima necessità.

Anche documenti di salvaguardia delle opere d’arte, in primis la pala di San Francesco, poiché fra gli svariati incarichi di Guido Cibin vi c’era anche quello Ispettore Onorario alle belle arti.

Chi era Guido Cibin
Nato a Oderzo nel 1860 e trasferitosi giovanissimo a Schio, Guido Cibin fu un erudito dalla mentalità enciclopedica, studioso di svariate discipline: dall’archeologia alla letteratura, dalla storia alla numismatica, dalla botanica, alla mineralogia. Nei suoi 87 anni di vita Cibin raccolse una collezione monumentale di reperti archeologici e numerosi pezzi scultorei, documenti, medaglie, riviste. Nel 1908 partecipò per la prima volta agli scavi Bocca Lorenza (che avrebbe ripreso nel 1930), la cui importanza rafforzò in lui e altri studiosi, nel desiderio di istituire a Schio un museo, progetto che naufragò a causa di varie difficoltà e dello scoppio della guerra

Durante il conflitto, non cessò la sua passione di storico, ora volta a documentare con costante impegno, i tempi eccezionali che andava vivendo, attraverso la raccolta di documenti e oggetti “un’infinità di cimeli che facilmente arrivavano a Lui per spontanea offerta di comandi e di soldati provenienti dalle zone di azione o per la sua attiva ricerca”. Per questa ragione: “Io, e così i miei fratelli, durante tutta la guerra, non mi mossi un sol giorno da Schio, legato da cariche che mi davano modo di tenermi in contatto di autorità militari, civili ed ecclesiastiche e di poter raccogliere notizie e ricordi della guerra.”

Alla famiglia della madre, Debora Bertoncello, apparteneva anche Silvio Bertoncello che fece parte del Comitato segreto per la liberazione del Veneto nel 1866, ed è da pensare che sia da qui che sia derivata a Guido Cibin la passione per la storia risorgimentale e per l’Unità d’Italia che lo spinsero non solamente a raccogliere numerosissimi cimeli di quel periodo storico, ma anche a vivere la guerra scoppiata nel 1915 come la guerra di redenzione delle terre ancora non italiane. Egli faceva parte del Comitato Trento trieste e durante il conflitto si adoperò in molti modi in città nel Comitato di assistenza e propaganda.
Cibin tenne un Diario del periodo di guerra, e ne redasse un estratto, esposto in questa mostra, centrata in special modo sulla questione della salvaguardia delle opere d’arte durante il conflitto, ma che poi per sua stessa ammissione, abbraccia numerosi altri aspetti della vita di quegli anni. Proprio i brani del Diario, nelle varie sezioni della mostra, raccontano gli oggetti da lui stesso raccolti. Alessandro Gori, pronipote di Guido Cibin, ha espresso grande soddisfazione per questo nuovo utilizzo pubblico dell’importante collezione, che privilegia tra i moltissimi oggetti e documenti, proprio quelli che riguardano Schio e la vita di tutti i giorni.

La mostra resterà aperta fino al 29 luglio con apertura il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.30