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Schio. “Mi metto nei tuoi panni”. Così crescono i ragazzi del Garbin

“Tu cosa faresti se fossi al mio posto”. Un vero e proprio laboratorio sociale, messo in scena da alcuni studenti dell’Ips Garbin di Schio, per dare risposta a una domanda che, calata nella realtà, spesso è disattesa da una risposta, senza tentare di capire come superare un ostacolo relazionale.

Momento sì di spettacolo, ma di forte crescita per questi piccoli, ma grandi, uomini e donne che, dopo un percorso di teatro sociale condotto da Andrea Picco e Massimo Strada della fondazione Capta di Vicenza, sono saliti sul palco di fronte a dei loro coetanei.

Un gruppo di studenti-attori, formato da giovani italiani e di origine straniera, con l’intento di stimolare e raccogliere le percezioni ed i vissuti della loro generazione.
Storie di conflitto ed oppressione, di ingiustizia sociale ‘allestite’ per favorire un dibattito, fatto anche sullo scambio di spettatori che, saliti sul palco, si ‘mettevano nei panni’ degli attori, per analizzare e costruire nuove soluzione all’impasse sociale.

Momenti significativi, di realtà tradotte in spettacolo, che hanno coinvolto platea e cast in uno scambio interculturale ed intergenerazionale, come ad esempio: “Tu cosa faresti se fossi al posto di tua mamma o di tuo papà?” o “della tua insegnante”, ma anche “Cosa proveresti se fossi discriminato?”.

Spizzico di scuola che non si ferma al solo libro aperto sul banco in classe, ma che converge in attività didattica anche la crescita e l’inclusione dello studente, verso una più ampia consapevolezza di sé, ma anche degli altri. Zoccolo fondamentale su cui poggiare una salda crescita di una persona quanto più completa possibile.

“Hanno lavorato duro, scavando tra le proprie storie e le proprie opinioni per creare due scene di conflitto sociale che parlassero delle difficoltà di convivenza tra i ragazzi della loro età, ragazzi italiani e ragazzi di seconda generazione – spiega al termine Andrea Picco – Hanno rischiato per mettere alla prova le loro idee, sotto lo sguardo di 150 compagni, e sappiamo il peso che ha lo sguardo dei compagni a quell’età, aprendo la strada al coraggio laddove noi adulti spesso indugiamo nascosti dietro a troppi ragionamenti e troppi ostacoli”.

Paola Viero