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Thiene. Tony Conte porta speranza in Burkina Faso. “Il Papa mi vuole conoscere”. Video

Per Tony Conte aiutare il prossimo non significa mettergli in mano qualche spiccio e tanti saluti. E’ volato da Thiene sino in Burkina Faso, per scavare un pozzo, trovare l’acqua ed avviare un progetto che faccia diventare gli abitanti del villaggio degli imprenditori agricoli.

Perché “Oasi Mamma Mimma”,  dedicato alla mamma di Tony scomparsa l’anno scorso, sarà un vero e proprio laboratorio agricolo, dove si produrranno conserve, saponette e prodotti erboristici, con i frutti della terra africana.
In un puntino della cartina geografica, a 200 km dalla capitale burkinabé, Tony sta costruendo un futuro per tante persone, avviandole alla coltivazione di aloe e moringa oleifera. “Prossima piantagione prevista quella di pomodori – spiega Tony – Per ricavare la conserva fatta come si faceva ai tempi delle nonne, che sono molto richieste nei ristoranti della capitale, ma non solo”.

Fatica e sudore sulla fronte dell’oste più amato di Thiene, non nuovo alle trasferte in Burkina Faso, che questa volta si è trovato al fianco un compagno d’avventura: “Enrico appena saputo che stavo per partire ha mollato il lavoro ed è venuto con me”.  Lui è Enrico Fongaro, “MacGyver” come lo chiama Tony per l’ingegno che non lo hai mai tenuto a mani ferme: “Ho costruito la porta del villaggio, il tavolo per mangiare, la griglia per cucinare” spiega Enrico. Ma questi erano lavori extra, fatti nel tempo libero, quando i due rientravano dal lavoro che li teneva impegnati per scavare un pozzo per l’acqua, montare la pompa e allestire le fontanelle.

Diario di viaggio 
Scritto in tre settimane africane, che ai due sono volate lasciandoli col magone quando sono rientrati a Thiene.
Pagine non scritte, ma vive nei loro ricordi. Dall’incontro col primo sciamano che indica il punto da scavare, la trepidazione nei primi metri di scavo e poi la delusione quando, a 110 metri di profondità, sono costretti a fermare la trivella affittata: dell’acqua non c’era traccia.
La ricerca di un secondo sciamano, l’assistere ai riti preparatori col sacrificio di alcune galline, infine, la bacchetta che traccia una ‘X’ sul terreno polveroso. Si riparte a scavare e “abbiamo fatto i salti di gioia quando a 45 metri sotto terra abbiamo trovato l’acqua – spiegano Tony ed Enrico – Siamo andati sotto di altri 10 metri per sicurezza e poi abbiamo cominciato a montare la pompa”.

Una pompa a pannelli fotovoltaici, acquistata grazie ai panettoni venduti davanti al teatro ed in piazza a Thiene, a tante donazioni e all’appoggio della famiglia Chemello di Sarcedo “già dal ritorno del mio primo viaggio mi aveva assicurato appoggio -spiega Tony – Ma tutti sono stati fondamentali e non smetterò mai di ringraziarli”.
Ogni giorno, da quel momento, la pompa fornisce il villaggio d’acqua, per l’irrigazione e per il bestiame, “7500 litri di acqua in un’ora – continuano – Con dei morali di legno, del tubo di gomma ed i rubinetti abbiamo costruito due fontanelle pubbliche”. Un piccolo acquedotto a servizio del villaggio, da dove anni fa è partito il trentacinquenne Gnegné, cuoco dell’osteria di Tony.

“Il Papa ci aspetta in Vaticano”
Ma ai due ‘nostri’ non bastava quanto di prezioso avevano già fatto. “Abbiamo preso un camioncino e abbiamo fatto un piccolo viaggio per acquistare una cisterna da 3mila litri – proseguono nel loro racconto – Così ogni giorno potranno avere una riserva di acqua, per allevare mucche, capre e galline”.

Acqua che scorre, aprendo un rubinetto. Un gesto fin troppo scontato nel mondo occidentale, ma che in un villaggio africano è alla stregua del miracolo: “Il sindaco per riconoscenza di quanto abbiamo fatto ci ha ufficialmente concesso l’hospitality – svelano Tony ed Enrico”. Mai più spese per il visto d’ingresso in Burkina Faso per loro due, per l’opera che hanno compiuto e che è giunta all’orecchio di Papa Francesco, che ora li vuole conoscere.

Ma Bergoglio sembra non essere l’unico che si stia interessando all’opera di Tony. Interessato al suo progetto anche Cheich Soufi Moaze, guida spirituale della comunità musulmana dei Sufi della sezione Burkina-Koudougou, conosciuto per caso sul volo di ritorno: “Un leader religioso che opera per la pace, la tolleranza ed il rispetto delle religioni conviventi in Burkina – spiega – Ha voluto scambiarsi i contatti, assicurando la sua piena disponibilità per darmi una mano nei progetti che puntano a fare del bene al Burkina Faso”.

“Tanta fatica, ma sono felice”
In attesa della loro trasferta vaticana, Tony ed Enrico rimestano le emozioni che l’Africa ha lasciato: “Non riesco a descrivere quanto vissuto lì – spiega Enrico – Fatico a dimenticare i loro occhi lucidi di riconoscenza, mi imbarazza perché l’ho fatto non per sentirmi dire ‘barca’ (grazie) in continuazione, ma perché nella vita ad un certo punto bisogna dare senza aspettarsi qualcosa in cambio”.
“Provo sempre una grande difficoltà quando devo lasciare il Burkina Faso – confida Tony – Anche se ho lavorato tantissimo, mi sono trovato in una dimensione speciale, dove ho staccato la mente dalla frenesia. Le scadenze lì sono col sole: quando si alza e quando tramonta, poi ti dai da fare per la vita del villaggio. Pur faticoso è stato come un ‘centro benessere’, dove si trovano serenità, pace ed amore”.

Paola Viero